Papa Francesco: udienza, “la consolazione è la luce dell’anima, non è un’euforia passeggera”

“La luce dell’anima”. Così, il Papa, a braccio, ha definito la consolazione, “un altro elemento importante per il discernimento, e da non dare per scontato, perché può prestarsi a degli equivoci”. La consolazione spirituale, ha spiegato durante l’udienza in piazza San Pietro, “è un’esperienza di gioia interiore, che consente di vedere la presenza di Dio in tutte le cose; rafforza la fede e la speranza, e anche la capacità di fare il bene”.

“La persona che vive la consolazione non si arrende di fronte alle difficoltà, perché sperimenta una pace più forte della prova”, la descrizione di Francesco: “Si tratta dunque di un grande dono per la vita spirituale e per la vita nel suo insieme: vivere questa gioia interiore. La consolazione è un movimento intimo, che tocca il profondo di noi stessi. Non è appariscente ma è soave, delicata, come una goccia d’acqua su una spugna: la persona si sente avvolta dalla presenza di Dio, in una maniera sempre rispettosa della propria libertà. Non è mai qualcosa di stonato, che cerca di forzare la nostra volontà, non è neppure un’euforia passeggera: al contrario, come abbiamo visto, anche il dolore – ad esempio per i propri peccati – può diventare motivo di consolazione”. Come esempi, il Papa ha citato l’esperienza di Sant’Agostino, “quando parla con la madre Monica della bellezza della vita eterna” e la “perfetta letizia di San Francesco”, ma anche quella dei “tanti santi e sante che hanno saputo fare grandi cose, non perché si ritenevano bravi e capaci, ma perché conquistati dalla dolcezza pacificante dell’amore di Dio”.

“È la pace che notava in sé con stupore Sant’Ignazio quando leggeva le vite dei santi”, ha proseguito Francesco: “Essere consolato e stare in pace con Dio, sentire come tutto è sistemato in pace, tutto è armonico”. Poi la citazione di Edith Stein, riguardante la pace che provava dopo la conversione; un anno dopo aver ricevuto il battesimo: “Mentre mi abbandono a questo sentimento, a poco a poco una vita nuova comincia a colmarmi e – senza alcuna tensione della mia volontà – a spingermi verso nuove realizzazioni. Questo afflusso vitale sembra sgorgare da un’attività e da una forza che non è la mia e che, senza fare alla mia alcuna violenza, diventa attiva in me”. “È una pace genuina, una pace che fa germogliare i buoni sentimenti in noi”, ha commentato il Papa a braccio.

“La consolazione riguarda anzitutto la speranza, è protesa al futuro, mette in cammino, consente di prendere iniziative fino a quel momento sempre rimandate, o neppure immaginate, come il battesimo per Edith Stein”, ha spiegato il Papa. “La consolazione è una pace tale non per rimanere lì seduti godendola”, ha proseguito a braccio: “No, ti attira verso il Signore e ti mette in cammino per fare delle cose buone”. “Quando siamo consolati, ci viene da fare tanto bene, sempre, invece quando c’è la desolazione c’è la voglia di chiudersi in noi stessi e non fare nulla”, ha detto Francesco ancora fuori testo: “La consolazione ti spinge avanti, al servizio della società, alle persone”. “La consolazione spirituale non è pilotabile, non è programmabile a piacere, è un dono dello Spirito Santo”, il monito del Papa: “Consente una familiarità con Dio che sembra annullare le distanze”.

Poi la citazione di Santa Teresa di Gesù Bambino, che visitando a 14 anni, a Roma, la basilica di Santa Croce in Gerusalemme, cerca di toccare il chiodo lì venerato, uno di quelli con cui fu crocifisso Gesù. “È spontanea”, il commento a braccio di Francesco: “La consolazione ti porta a fare tutto spontaneo, come se fossimo bambini, i bambini sono spontanei. Una ragazza di quattordici anni ci dà una descrizione splendida della consolazione spirituale: si avverte un senso di tenerezza verso Dio, che rende audaci nel desiderio di partecipare della sua stessa vita, di fare ciò che gli è gradito, perché ci sentiamo familiari con lui, sentiamo che la sua casa è la nostra casa, ci sentiamo accolti, amati, ristorati”. “Con questa consolazione non ci si arrende di fronte alle difficoltà”, ha garantito il Papa: “Con la medesima audacia, Teresa chiederà al Papa il permesso di entrare al Carmelo, benché troppo giovane, e sarà esaudita”.

“La consolazione ci fa audaci”, ha spiegato Francesco ancora fuori testo: “Quando noi siamo nel tempo buio, nella desolazione, diciamo: ‘questo no, non sono capace di farlo’, ti butta giù la desolazione. Invece in tempo di consolazione, io vado avanti, lo faccio. E così la consolazione ti spinga ad andare avanti e a fare delle cose per cui, in tempo di desolazioni, non saresti capace neanche di fare il primo passo”.

“Desidero inviare il mio saluto ai giocatori, ai tifosi e agli spettatori che seguono da vari continenti i campionati mondiali di calcio che si stanno giocando in Qatar”, ha aggiunto il Pontefice. “Possa questo importante evento essere occasione di incontro e armonia tra le nazioni, favorendo la fraternità e la pace tra i popoli”, l’auspicio di Francesco. “Preghiamo per la pace nel mondo e per la fine di tutti i conflitti, con un pensiero particolare per la terribile sofferenza del caro e martoriato popolo ucraino”, l’appello del Papa. “E pensiamo alla martoriata Ucraina”, ha proseguito: “Questo sabato ricorre l’anniversario del terribile genocidio di Holodomor, lo sterminio per la fame del 1932-33 causato artificialmente da Stalin. Preghiamo per le vittime di questo genocidio, e preghiamo per tanti ucraini – bambini, donne, anziani, giovani – che oggi soffrono il martirio dell’aggressione”.

“Saluto i rappresentanti delle Scuole cattoliche Fidae ed auspico che venga riconosciuto ad ogni livello il loro rilevante ruolo educativo e sociale”, ha detto ancora il Papa. “La prossima domenica segnerà l’inizio dell’Avvento, il periodo liturgico che precede e prepara la celebrazione del Santo Natale”, ha detto Francesco: “Auguro a ciascuno di voi di aprire il cuore al Signore – mi raccomando, aprite i cuori al Signore! – per preparare la strada a Colui che viene a colmare con la luce della sua presenza ogni nostra umana debolezza”. Prima dei saluti, il Papa ha ricordato che “nelle scorse ore l’isola di Giava, in Indonesia, è stata colpita forte terremoto”: “Esprimo la  mia vicinanza a quella cara popolazione e prego per i morti e per i feriti”. “Domenica scorsa, a Kalongo, in Uganda, beatificato padre Giuseppe Ambrosoli, missionario, sacerdote e medico, nato nella diocesi di Como e morto in Uganda dopo aver speso la sua vita per i malati, nei quali vedeva il volto di Cristo”, ha proseguito Francesco, auspicando che “la sua straordinaria testimonianza aiuti ciascuno di noi ad essere degno di una Chiesa in uscita”.

Nei saluti in lingua portoghese, il Papa ha menzionato la Giornata mondiale della Gioventù, che “si è celebrata nelle diocesi, con il pensiero rivolto all’incontro dei giovani che si terrà a Lisbona nel prossimo anno”: “La gioia di ritrovarci e la volontà di essere insieme sono segni fondamentali per il mondo di oggi, straziato dagli scontri e dalle guerre”, ha aggiunto. Rivolgendosi, inoltre, ai fedeli polacchi, ha detto loro: “Vi sono grato perché in questi giorni vi siete uniti con i cristiani perseguitati nel mondo partecipando all’iniziativa del RedWeek e pregando per loro in modo particolare nel santuario di Jasna Góra. La Madre di Dio conceda loro piena libertà e consolazione nella sofferenza”. Infine, un pensiero per la Giornata mondiale della pesca, che si è celebrata l’altro ieri: “possa favorire la sostenibilità nella pesca e nell’acquacoltura, attraverso il rispetto dei diritti dei pescatori, che con il loro lavoro contribuiscono alla sicurezza alimentare e alla riduzione della povertà nel mondo”.