Papa in Iraq, il cardinale Sako: “Tempo di separare la religione dallo Stato”

“Costruire programmi educativi e didattici in modo da rafforzare la fratellanza tra gli iracheni e rafforzare la loro unità nazionale; organizzare eventi di sensibilizzazione per gli iracheni sulla loro diversità attraverso seminari, conferenze e programmi televisivi tra civiltà, culture e religioni al fine di mostrare i punti in comune, approfondirli e rispettare le particolarità diverse; creare un centro nazionale con aule e una biblioteca specializzata nel dialogo interreligioso, per contribuire a smantellare il fenomeno del fanatismo e a prevenire i giovani dall’aderirvi; attivare il codice penale iracheno n. 111 del 1969 e i suoi articoli, che obbligano a proteggere i luoghi santi, prevenire l’offesa alle religioni e ai loro simboli e punire l’aggressore”.

Sono le quattro “proposte pratiche” contenute in un documento del patriarca caldeo di Baghdad, cardinale Louis Raphael Sako, diffuso il 5 aprile a un mese esatto dalla visita di Papa Francesco in Iraq (5-8 marzo).

Visita da sfruttare

Una visita che, ribadisce Sako, “gli iracheni di ogni confessione e religione devono sfruttare per voltare pagina e aprire una nuova epoca di riconciliazione e fratellanza, rispettare la diversità, stabilire la pace, ricostruire il paese, facendo rivivere le sue istituzioni fatiscenti, facendo ritornare gli sfollati alle loro regioni e case, in modo che i cittadini godano la pace e la vita dignitosa come tutti gli esseri umani”.

“Fratellanza e diversità” sono le parole chiave del testo del patriarca riprese dalla Lettera enciclica “Fratelli tutti” e dal “Documento sulla fratellanza umana” firmato con il Grande Imam di Al-Azhar, Ahmad al-Tayyib a Abu Dhabi, “appoggiato”, scrive il cardinale, dall’autorità suprema sciita Ali al-Sistani con la sua frase incisiva: ‘Voi siete parte di noi e noi parte di voi’”.

“La fratellanza umana – per Mar Sako – è l’obiettivo di tutte le società e religioni, e dovrebbe essere un punto chiave per rifiutare l’estremismo e l’odio, cambiare la nostra visione e il nostro pensiero, costruire la fiducia tra di noi in modo da poter andare avanti insieme come fratelli e sorelle con tolleranza, amore e rispetto per la diversità e costruire un mondo più pacifico, più giusto, più dignitoso. L’aiuto vicendevole infatti apre la porta del futuro”.

Il cardinale ricorda che “gli iracheni, per principio e per costituzione, sono cittadini pienamente uguali per diritti e doveri, e la cittadinanza non può limitarsi alla religione, al credo, alla regione, alla razza o al numero. La cittadinanza è un diritto universale per tutti”.

Da qui l’idea del patriarca Sako che “è giunto il momento di separare la religione dallo Stato e costruire uno stato laico” “come ha fatto l’Occidente cristiano da molto tempo, e come sta facendo lo stato del Sudan in questi giorni. Uno stato civile o secolare – rimarca il porporato – non è ostile alla religione, rispetta tutte le fedi, ma non la include nella politica. Uno stato civile che garantisca la libertà di religione e di culto per tutti gli iracheni in modo uguale e protegga i diritti umani contenuti in tutti i trattati internazionali”.

La via della fratellanza

Ricordando la visita di cortesia di Papa Francesco a Ali al-Sistani e l’incontro a Ur, con i rappresentanti delle religioni abramitiche in Iraq, il patriarca caldeo ribadisce che “ogni individuo può seguire la sua religione e le sue tradizioni, a condizione che rispetti la religione dell’altro fratello, non lo tratti da miscredente, o lo tradisca, o lo escluda o lo elimini. Questa diversità deriva dal volere di Dio”.

“Purtroppo – aggiunge Mar Sako – alcuni hanno capito che il Papa ha invitato a sciogliere le fedi in un’unica religione. Non è affatto vero. La fratellanza non significa sciogliere l’identità religiosa in un’unica religione ma è un invito a ciascuno a preservare la propria religione aprendosi e rispettando quella del proprio fratello. La fratellanza e la diversità sono la forza della nostra sopravvivenza e del nostro progresso, dobbiamo viverle in pratiche quotidiane concrete”.

Significativa, a riguardo, la decisione del Primo Ministro iracheno, Mustafa Al-Kadhimi, di dichiarare il 6 marzo di ogni anno Giorno della tolleranza. “Non dobbiamo disperare di fronte a correnti estremiste e idee sbagliate, o arrenderci davanti alla divisione – conclude il card. Sako- ma dobbiamo perseverare nel rafforzare la fratellanza e il rispetto della diversità e lavorare in modo che tutti possano godere del bene e della giustizia e vivere con gioia e felicità come Dio vuole”.