Parolo alla festa del Panathlon

Marco Parolo ha lasciato un grande ricordo a Cesena. Ne è stata dimostrazione la festa del Panathlon in cui l’ex centrocampista bianconero, oltre che della Lazio e della Nazionale, ha presentato il suo libro “Quando gioco”, con consigli utili ai giovani ragazzi e ragazze che si affacciano al mondo del calcio ma in generale allo sport.

Nel pomeriggio invece, sempre insieme al giornalista Marco Cattaneo co-autore del libro, aveva incontrato l’intero settore giovanile del Cavalluccio, raccontando la propria esperienza e rispondendo alle domande dei presenti.

“Marco Parolo è stato una pedina fondamentale per il Cesena e qui in Romagna ha trovato il trampolino per una carriera prestigiosa”. Con queste parole del presidente Dionigio Dionigi si è aperta la serata del Panathlon di giovedì scorso con il tutto esaurito al ristorante La Cerina di San Vittore. Tra una portata e l’altra è intervenuto anche Lorenzo Minotti, ora commentatore tv ma in passato ha disputato una grande carriera tra i professionisti con le maglie di Cesena e Parma.

“Ringrazio i due Marco – ha detto -, ci han messo un minuto a dire ‘sì veniamo’. Con Cattaneo ci siamo conosciuti a Sky. L’azienda è grande e c’è un ampio spirito di competitività e i rapporti non sono sempre idilliaci tra tutti. Devo dire che Marco è sempre stato amato dai colleghi e ha lasciato un vuoto quando è andato via. Con Parolo invece, da Ds del Cesena lo avevo visto da nostro avversario col Verona quando vincemmo il campionato. Poteva fare al caso nostro: Bisoli lo aveva avuto e ci garantì che il giocatore aveva altre caratteristiche umane dietro a quelle di calciatore. Lo ha confermato e ha fatto una carriera strepitosa, giocando poi alla Lazio e raggiungendo la Nazionale. È sempre rimasto lui e a Cesena ha lasciato un grande ricordo. Oggi nel ruolo di commentatore di Dazn fa vedere tutte le sue capacità”. 

Appesi gli scarpini al chiodo, insieme al padre, Marco Parolo ha fondato una scuola calcio nella sua Gallarate dove è a stretto contatto con i più piccoli. “Questo libro nasce da tutti gli episodi della mia esperienza, Marco li ha raggruppati in capitoli. Mi son divertito, son partito dalla C e spero che una singola parola arrivi anche solo ad un ragazzo perché possa aiutarlo”, soprattutto nei momenti di difficoltà e di crescita.

Prima della premiazione finale, l’ex giocatore classe 1985 ha risposto alle domande del pubblico. “Conte per me è stato il migliore, trasudava la passione per il calcio. Pioli mi ha dato di più a livello di calcio, Inzaghi invece a livello umano”. Dopo l’esperienza di Cesena c’è stata quella della Lazio “il momento più bello è stato vincere la Coppa Italia che ci era sfuggita altre volte. Non potevo andare via da lì senza vincere qualcosa. A Formello ci son le foto appese ai muri di chi ha vinto i trofei, volevo farne parte anche io”.

Un aneddoto è affiorato in occasione della prima apparizione in Azzurro. “Quando venni convocato in Nazionale andai in un gruppo di campioni ma non mi sentivo alla loro altezza. Dopo 6-7 giorni di ritiro arrivò il Ct Prandelli e mi diede una pacca sulla spalla dicendo ‘quando è che ti diverti?’. E in quel momento cambiò tutto. Consiglio ai ragazzi di divertirsi e di non avere pressioni”.

Per rompere il ghiaccio ed entrare in uno spogliatoio di stelle, anche Parolo ha avuto un altro consigliere oltre a Prandelli, così come lui stesso cerca di fare oggi. In quel frangente a Cesena al primo anno di Serie A, “Von Bergen mi disse ‘anche i campioni sbagliano’. Ad esempio se Pirlo sbagliata 1 passaggio su 10, io invece ne sbagliavo 7. Le parole con affetto dette da un compagno di squadra, lui aveva molte presenze in nazionale svizzera, mi hanno aiutato molto. Ricordo che il gruppo di allora era molto bello”.