Cesena
Presentata la prima edizione dell’annata agraria della Romagna
La provincia di Forlì-Cesena spicca per i grandi numeri registrati dal comparto zootecnico al cui centro si colloca l’allevamento dei polli e delle galline ovaiole, punto di riferimento a livello nazionale. Il Ravennate invece è caratterizzato dal frutticolo. Il Riminese infine spicca per l’oliva con 1600 ettari di ulivi a fronte dei 1300 cesenati e dei 950 del Ravennate. Sono alcuni dei dati presentati questa mattina da Cia Romagna in anteprima agli organi di stampa e cotenuti nella prima edizione dell’annata agraria della Romagna elaborata da Lucia Betti (nella foto). “Si tratta in realtà di una tradizione che Cia-Agricoltori Italiani porta avanti da oltre trent’anni, quest’anno però – ha spiegato il presidente Danilo Misirocchi (al centro nella foto) – l’Annata assume toni straordinari essendo la prima analisi elaborata a seguito della firma del 14 dicembre 2017 che ha sancito la fusione tra la Cia delle province di Forlì-Cesena, di Ravenna e di Rimini“.
Se il 2017 è stato un anno segnato da una netta ripresa, a seguito di annate indebolite dalla crisi del mercato ortofrutticolo, i dati del 2018 non confermano lo stesso quadro positivo. C’è stato infatti un rallentamento anche se non mancano segnali positivi come l’aumento dell’occupazione e delle imprese giovanili agricole under 35 cresciute del 6,4 per cento e arrivate a 520 in Romagna. Inoltre, degno di nota è il dato relativo alle imprese femminili del Riminese che fanno di Rimini una delle prime città per quote rosa nel comparto agricolo dell’Emilia Romagna (21,1 per cento). Calano anche gli occupati in agricoltura, a eccezione di Forlì-Cesena e Rimini che vedono un aumento delle assunzioni.
Se da una parte il 2017 è stato un anno particolare, le cui produzioni sono state condizionate in negativo dal caldo torrido e dalla siccità, quest’anno la straordinarietà è stata data dalle ondate di gelo e dagli episodi grandinigeni che hanno causato perdite, abbattimenti e cadute, tutti fenomeni che hanno inciso sulla commercializzazione della produzione. Se cala la produzione di pesche e di nettarine, un periodo positivo lo stanno vivendo le pere la cui produzione raggiunge tetti record con un 15 per cento rispetto al 2017.
Per il settore vitivinicolo invece il 2018 è stato un anno eccezionale ed estremamente positivo con un circa 43 per cento in più di uva prodotta, 5 milioni rispetto ai 3,5 milioni dello scorso anno. Le uve bianche sono cresciute del 25 per cento e le nere del 18 per cento. Tuttavia, se da una parte c’è tanta abbondanza dall’altra ne risentono i prezzi che si sono dimezzati di circa 3 euro a bottiglia. Infine, i cereali. Quelli più diffusi in Romagna sono i frumenti, duri e teneri, a cui si aggiunge l’orzo più presente nel Cesenate. Anche in questo caso la produzione si è rivelata eccezionale per rese e qualità del raccolto dei cereali a paglia. Il 2018 è stato un anno altalenante con un calo del 17 per cento.
(L’intera analisi sarà presentata sulle pagine di AgriRomagna reperibile in tutte le edicole da giovedì 6 dicembre)