Principali notizie dall’Italia e dal mondo. In Venezuela 14 morti, scontro Maduro-Guaidò. Siria, bilaterale tra Putin ed Erdogan

Venezuela: Paese nel caos. Leader dell’opposizione Guaidò si proclama presidente. Maduro, appello al popolo

Situazione esplosiva in Venezuela. Juan Guaidò, leader dell’Assemblea nazionale, si è autoproclamato ieri presidente “pro tempore” del Paese, lui che guida il Parlamento dominato dall’opposizione e dichiarato nei giorni scorsi “illegittimo” dal Tribunale supremo controllato dal regime di Nicolas Maduro. Ora lo stesso Maduro chiama il popolo “agguerrito e combattente” a stare in allerta, pronto alla mobilitazione per “difendere la patria”. Sono finora 14 i morti nelle proteste, e oggi si attendono altre manifestazioni in varie città venezuelane. Oltre 200 persone sono state arrestate. Nel frattempo Donald Trump ha ufficialmente riconosciuto Juan Guaido presidente del Venezuela. “Nicolas Maduro e il suo regime sono illegittimi – afferma il presidente Usa – e il popolo del Venezuela ha fatto sentire con coraggio la sua voce chiedendo libertà e rispetto della legge”. L’Unione europea insiste per libere elezioni e un processo pacifico di transizione verso la democrazia. Dalla parte di Maduro per ora resta l’esercito che potrebbe reprimere con la forza le manifestazioni popolari.

Spagna: soccorritori vicini a Julen. Ricerche disperate, il piccolo è in fondo a un pozzo da 10 giorni

La squadra dei soccorritori impegnata nel recupero del piccolo Julen, il bimbo di due anni caduto in un pozzo nei dintorni di Malaga, è riuscita a completare il tunnel parallelo a quello in cui si ritiene si trovi il piccolo da ormai 10 giorni. A questo punto – si legge su El Pais – è questione di poche ore: tempo di scavare a mano un breve tunnel di collegamento con il cunicolo, poi si potrà procedere con il recupero del bambino. Le possibilità che Julen sia vivo sono ritenute minime.

Brexit: Barnier (Ue), in caso di no deal controlli alle frontiere, ma senza barriere con Irlanda e Regno Unito

Nel caso di no deal, di mancato accordo sulla Brexit, “dovremo trovare con Irlanda e Regno Unito modi operativi per fare controlli alle frontiere, senza ricostruire le barriere”. Lo ha affermato ieri il capo negoziatore della Ue Michel Barnier intervenendo al Comitato economico e sociale. “Resta poco tempo, e per questo motivo il momento è serio. Dobbiamo lasciare questo breve periodo a Parlamento e governo britannico affinché conducano il loro dibattito e prendano le loro decisioni. Restiamo calmi come siamo sempre stati, determinati, aperti, e rispettosi della discussione a Westminster”. Intanto il Parlamento britannico sembra pronto a forzare la mano al primo ministro Theresa May per scongiurare un mancato accordo sulla Brexit. I laburisti sono intenzionati a sostenere l’emendamento presentato da una loro deputata, Yvette Cooper, che se approvato obbligherebbe il governo a negoziare con Bruxelles un’estensione dell’articolo 50 nel caso la Camera dei Comuni non voti a favore di un accordo sulla Brexit entro il 26 febbraio.

Siria: bilaterale Turchia-Russia sul futuro del Paese. Erdogan attacca i curdi che definisce “terroristi”

Il destino del nord est della Siria al centro del bilaterale tenuto ieri a Mosca tra il presidente Turco Erdogan e il suo omologo russo Vladimir Putin: se il primo vorrebbe stabilirvi una zona cuscinetto che neutralizzi l’influenza dei guerriglieri curdi invisi alla Turchia, l’ambizione di Putin “è riconsegnare l’area al regime siriano”. Il compromesso potrebbe arrivare nel vertice con Turchia e Iran promesso da Putin: ma comunque vada, per i curdi sembrano profilarsi tempi bui. “Abbiamo parlato dell’influenza che il ritiro delle truppe statunitensi dai distretti nordorientali del Paese può esercitare sulla situazione siriana in generale”, ha dichiarato Putin al termine dell’incontro. “Se i nostri piani saranno realizzati, si tratterà di un passo positivo, che contribuirà a stabilizzare la situazione in questo travagliato distretto dello Stato siriano, ora controllato dai gruppi curdi”. Decisamente tranchant la sintesi di Erdogan, che anche stavolta non ha perso occasione per definire “terroriste” le organizzazioni curde che controllano la zona confinante col sud della Turchia.