“Proprio destino”. Un docufilm girato con una cinepresa di inizi 900

LUn intreccio di dialoghi e di destini che hanno in comune la città di Cesena, crocevia importante d’origine o di transito, di una attività aperta al mondo. Si potrebbe inquadrare in questa estrema sintesi “Proprio destino”, il docufilm di Cesare Ronconi e Martina Dall’Ara presentato in prima assoluta al cinema San Biagio nella serata di lunedì 29 ottobre all’interno del calendario di eventi della rassegna del Teatro Valdoca “Ciò che ci rende umani”. Si tratta di un lavoro che oltre a raccontare vite che come tessere di un puzzle si compattano, trova la sua unicità nella particolare tecnica del girato per il quale è stata adoperata una cinepresa dei primi anni del ‘900. “Abbiamo elaborato all’interno di un antico banco ottico fotografico un sistema in grado di catturare le immagini in movimento, attraverso una piccola telecamera appositamente direzionata”, spiega la giovane videomaker cesenate.

Quando nasce il progetto e quali sono state le diverse fasi del lavoro? 

“Il progetto è nato con la fase di ideazione della rassegna Ciò che ci rende umani, edizione 2018. Proprio a inizio anno sono cominciate le prime interviste ai protagonisti del docufilm. Le fasi di lavoro principali vertono nella direzione registica di Cesare Ronconi che ha richiesto la presenza di talenti cesenati di sua conoscenza intervistandoli, e il mio intervento tecnico per quanto riguarda la ripresa video e l’intero montaggio del film. Le interviste sono state filmate con una particolare tecnica fino ad ora mai utilizzata”.

Di cosa si tratta? 

“Di un innovativo metodo di ripresa messo a punto da Cesare Ronconi, il quale ha elaborato all’interno di un antico banco ottico fotografico un sistema in grado di catturare le immagini in movimento, attraverso una piccola telecamera appositamente direzionata, e registrarle mediante computer con software specifico che, su mio controllo, ha permesso di elaborarne i filmati. L’audio è stato registrato a parte, fissando degli appositi microfoni collegati a loro volta a un registratore. Il banco ottico ha preso le sembianze, per questo progetto, di una vera e propria cinepresa. L’idea era quella di rievocare toni e fascino di un mezzo antico quale il banco ottico, capace di ‘mettere a nudo’ gli intervistati, che hanno enormemente collaborato, rivelandosi”.

Ronconi, chi sono i talenti al centro delle interviste?

“Mi piace la parola talenti perché nella parabola evangelica sono doni da far fruttare. In poche parole è come spingere qualcuno a vivere la vita per trovare un proprio destino. In un’epoca in cui tutto sembra liquefarsi e dissolversi mettere un punto fermo sul proprio destino è esemplare e magnifico. Ho scelto interlocutori di varie provenienze, età ed ambiti perché ho riconosciuto in loro dei ‘custodi del tesoro’, così come lo sono tanti altri, con noi e anche non più tra noi. Alla fine delle interviste mi è comunque sembrato possibile che chiunque messo nel suo preciso posto potesse essere nella condizione di centrare un destino.

(L’intervista integrale è stata pubblicata sul numero del Corriere Cesenate di questa settimana e reperibile in tutte le edicole)