Cesenatico
Quando i campi di Bagnarola prosperavano grazie ai monaci del Monte
Un tempo i monaci del Monte di Cesena avevano campi coltivati (oltre mille tornature, 290 ettari a Bagnarola di Cesenatico), mandrie di animali e fior di lavoratori al proprio servizio. Quella storia, importante e secolare, è stata raccolta in un volume che sarà presentato venerdì 15 dicembre alle 16 nell’aula magna della biblioteca Malatestiana.
Il volume “Bonifiche benedettine alla Bagnarola. L’opera dei monaci di Santa Maria del Monte fra Cesena e Cesenatico”, è stato presentato in anteprima alla stampa questa mattina a Cesena nella sala Giunta di palazzo Albornoz. Promosso dalla Società Amici del Monte e sostenuto economicamente da Comune, Consorzio di bonifica, Credito cooperativo romagnolo, fondazione Orogel e azienda agricola Brunelli, il libro è stato curato dallo storico Claudio Riva e pubblicato come quaderno della Società di studi romagnoli.
“Navigare nelle carte è stata una magnifica avventura – ha commentato Riva – ed è stato affascinante ricostruire la cronologia delle bonifiche e delle imprese economiche. Così come riuscire a tradurre alcuni termini oscuri presi in prestito dal dialetto. Parole come “bidolli” per indicare i pioppi, dal dialetto bdol, o smantarez per i maiali in fase di crescita”.
L’impresa economica dei monaci, che generava un indotto importante e organizzava anche una fiera annuale di cavalli e vacche, finì con l’occupazione napoleonica, la requisizione e lo smembramento dei poderi, venduti a piccoli proprietari. Da lì cominciò il declino e il fallimento del grande mulino di Bagnarola.