Diocesi
“Quando la Diocesi di Sarsina stava per essere unita a Sansepolcro”. Questo pomeriggio la presentazione del volume
Oggi alle 17 nel corso dell’incontro “Quando il Papa unì Toscana e Romagna: Sansepolcro, Bagno e Sarsina agli inizi dell’età moderna” sarà presentato il volume “Quando la Diocesi di Sarsina stava per essere unita a Sansepolcro”. L’evento si terrà nella basilica di Santa Maria Assunta a Bagno di Romagna. Interverranno i professori: Francesca Chieli, dottore di ricerca, Andrea Czortek, direttore dell’archivio diocesano di Città di Castello, e Marino Mengozzi, direttore Beni culturali diocesani Cesena Sarsina.
Ecco un’ennesima, splendida e magistrale conferma che la storia si fa con i documenti e negli archivi: la lezione ci giunge ora da un magnifico volume, frutto di tre anni di appassionata ricerca condotta (tra Sansepolcro, Città di Castello, Firenze e Roma) da Andrea Czortek e Francesca Chieli per ripercorrere le tappe del lungo e articolato iter che, tra 1441 e 1520, impegnò l’intero gruppo dirigente di Sansepolcro a ottenere la creazione di una nuova diocesi e, di conseguenza, il conferimento del titolo di città (secondo il diritto medievale, infatti, solamente le sedi vescovili potevano fregiarsi del prestigioso appellativo di civitas, a sua volta capace di conferire nobiltà agli abitanti). Il 17 settembre 1520 papa Leone X (Giovanni de’ Medici, eletto nel 1513), nel corso di un concistoro tenuto in Vaticano, approvò l’istituzione della diocesi di Sansepolcro, conferendo all’antico borgo – sorto attorno a un monastero benedettino, poi camaldolese, documentato dal 1012 – l’ambito titolo di città. In tal modo Sansepolcro, entrata a far parte del dominio fiorentino nel 1441, s’inseriva in maniera nuova nella rete dei rapporti tra i centri toscani, divenendo pienamente capoluogo della parte fiorentina dell’Alta Valle del Tevere.
Ma il raggiungimento di tale meta non fu né breve né semplice bensì tortuoso e complesso. Il comune di Sansepolcro fu capace di sfruttare a proprio favore la presenza di un Medici sulla cattedra di Pietro. Nell’estate del 1515 si profilò il trasferimento del vescovo di Sarsina, Galeazzo Corvara (sulla cattedra di san Vicinio dal 1503, forse fino al 1523 quando ne diventa titolare il nipote Giovanni Antonio), il quale fece intendere di desiderare di risiedere a Sansepolcro offrendosi di farla fare città e di unirle il vescovado sarsinate, dando così vita a una diocesi denominata «del Borgo et di Sarsina». Ma il comune del Borgo non intendeva «essere acessori ad altri et maximamente a Sarsina» e dunque reclamava la cattedrale e la sede diocesana. Le trattative fra Repubblica fiorentina, Leone X, Corvara e Borgo andarono per le lunghe, specie sul problema dell’estensione della giurisdizione. Alla fine Sansepolcro assurse al rango cittadino e ottenne la propria diocesi, che comprendeva buona parte dell’Alta Valle del Tevere toscana e della Val di Bagno, avendo come perno le due antiche abbazie camaldolesi di Sansepolcro (che divenne cattedrale) e di Bagno di Romagna.
Il lavoro di Czortek e Chieli è condotto sulla base dell’analisi di un’abbondante documentazione d’archivio, che copre oltre 500 anni (1013-1520), e di un testo letterario di grande interesse qual è l’Historia Burgi Sancti Sepulcri del 1454. Lo studio coinvolge le realtà locali di Sansepolcro, Città di Castello, Bagno di Romagna e Sarsina, ma anche Rimini, Firenze e la sua “politica ecclesiastica”, come pure la figura di papa Leone X. Esso ripercorre una vicenda esemplare di un momento particolarmente significativo della storia italiana, quando l’assetto ecclesiastico di impianto antico e medievale è modificato secondo le nuove esigenze politiche.
La versione integrale dell’articolo è reperibile nel numero del Corriere Cesenate di questa settimana