Questa sera Mercadini rievoca Leonardo

Quest’anno ricorrono i 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci (15 aprile 1452 – 2 maggio 1519), artista e genio del Rinascimento italiano dalle molte potenzialità che non passa mai di moda.

A commemorare e ripercorrere la vita di questo talento italiano, un evento ideato e messo in scena da Roberto Mercadini, attore e scrittore cesenate, presso il Teatro all’Aperto di Largo Cappuccini di Cesenatico. Lo spettacolo dal titolo Vita di Leonardo – L’avventura di vedere davvero, che fa parte dei numerosi eventi previsti dalla rassegna “Ribalta Marea”, si terrà questa sera alle 21,15. La regia è di Alessandro Maggi, scene e costumi sono di Francesca Tunno, musiche originali e rielaborazioni di Luca Benatti e le foto di scena di Paolo Porto. In caso di maltempo, lo spettacolo si terrà al Teatro Comunale di Cesenatico, via Mazzini, 10. Per prenotazioni e prevendite contattare l’Ufficio Cultura e Teatro – Museo della Marineria, via Armellini, 18.

Durante la sua esistenza e carriera artistica, Leonardo girò e si stabilì in diversi luoghi motivato dall’indole sperimentale e dagli inviti riservatigli dalle persone facoltose. Come ha spiegato lo storico medievista e saggista fiorentino, Franco Cardini, in un’intervista apparsa su Focus storia collection: «Leonardo, come tanti suoi colleghi, è sempre stato al servizio di chi gli permettesse di lavorare. E questo non perché pensasse ad accumulare denaro, ma semplicemente perché era sempre in cerca dei mezzi che gli consentissero di portare avanti le proprie opere: d’altronde legno, metallo, pietre pregiate e carta costavano parecchio. Per sua fortuna, pur essendo un cane sciolto, fuori dai giochi di potere del Rinascimento, Leonardo venne costantemente richiesto, data la sua innata bravura».

Tra i suoi datori di lavoro, si annoverano le famiglie più potenti e ricche del tempo: dai Medici agli Sforza e perfino il re di Francia (Francesco I di Valois) che, conquistato dal fascino e dalla bellezza dell’arte italiana, lo volle alla sua corte. Leonardo trascorse gli ultimi anni della sua vita proprio in Francia. Vi si recò intorno al 1517. Il trasloco presso la corte francese fu il coronamento di una carriera fatta di successi e continue sperimentazioni nei vari campi del sapere.

Inizialmente, ancora in giovanissima età, fu allievo del maestro fiorentino Verrocchio: sembra che dietro all’assunzione di Leonardo, alle dipendenze del rinomato scultore e pittore, vi fosse suo padre, tale Piero che fu notaio conosciuto nei salotti dell’epoca. Leonardo fu il figlio illegittimo di questo notaio, nato da una relazione con una contadina.

Dopo aver eseguito diversi lavori per la famiglia dei Medici, si aprirono per lui le porte di Milano che sotto la reggenza di Ludovico il Moro (della casata degli Sforza) divenne una delle maggiori corti italiane ed europee sotto l’aspetto culturale. Risulta interessante la lettera di presentazione, redatta per il signore di Milano, simile nella struttura a un nostro curriculum e dove Leonardo descrive le sue abilità in qualità di stratega e ingegnere militare. Solamente all’ultimo punto del documento egli menziona le sue capacità di scultore, pittore e costruttore di opere civili.

Tra i capolavori più famosi dell’artista italiano si ricordano la Gioconda (1503-1504), la cui fama è dovuta in buona parte all’identità enigmatica della donna ritratta; il Cenacolo (1494-1498), l’imponente dipinto situato nel convento di Santa Maria delle Grazie a Milano che lungo i secoli ha scatenato e acceso l’immaginazione di molti, portando ad avanzare l’ipotesi che dietro a questo quadro si celino un messaggio o un segreto, criptati, da decifrare. Tra gli elementi, che hanno portato a queste considerazioni, si rammentano la figura dell’apostolo Giovanni, ritratto secondo le sembianze di un giovane imberbe e dall’aspetto femmineo, oltre a quella mano che impugna un coltello e che grazie a un recente restauro è stato possibile attribuire alla figura di Pietro (l’arma affilata richiamerebbe alla mente il racconto biblico ambientato nel giardino degli ulivi, riportato da tutti e quattro gli evangelisti ma descritto con maggiore minuzia dal Vangelo di Giovanni, in cui il capo degli apostoli si fa avanti per difendere Gesù e finisce per tagliare l’orecchio destro al servo del sommo sacerdote, un certo Malco); come non menzionare, poi, l’Uomo vitruviano (1490), altra icona delle innumerevoli abilità leonardesche che richiama i caratteri della perfezione e della creazione, condizioni evocate peraltro dalle forme geometriche del quadrato e del cerchio all’interno dei quali è inscritta la ricostruzione del corpo umano; e ancora la Vergine delle rocce (1486) dove spuntano evidenti influenze gnostiche; la Dama con l’ermellino (1489-1490) in cui il piccolo mammifero gioca un ruolo fondamentale, essendo utile per svelare le generalità della donna identificabile con Cecilia Gallerani, giovane amante di Ludovico il Moro. Infatti, l’ermellino, che in greco è detto galé, allude al cognome della donna.

In conclusione, non va dimenticato che il genio fiorentino passò un breve periodo anche in Romagna (1502), allora conquistata dal temibile Cesare Borgia, dove ebbe modo di compiere alcuni studi, che si apprestò ad annotare su di un taccuino, riguardo alle fortificazioni della zona. Da questi iniziali rilevamenti, rivisitati e sistemati in seguito, vennero elaborati dallo stesso Leonardo il progetto del porto canale a Cesenatico, la mappa della città di Imola e la ricostruzione grafica della Romagna.