Quirinale, la Cei: “Prossimo presidente sia una figura di garanzia”

Sul prossimo presidente della Repubblica “c’è stata una dichiarazione del cardinale presidente che è stata condivisa e apprezzata”. Così monsignor Stefano Russo, segretario generale della Cei, ha risposto alle domande dei giornalisti durante la presentazione del comunicato finale del Consiglio episcopale permanente, riunitosi a Roma dal 24 al 26 gennaio. “L’auspicio – ha proseguito Russo tracciando una sorta di identikit ideale del nuovo capo dello Stato, mentre in Parlamento sono in corso le procedure per l’elezione – è che sia una figura di garanzia, capace – soprattutto in un tempo come questo – di favorire e di lavorare per l’unità del Paese”. Ha poi concluso: “Abbiamo necessità soprattutto di questo, di camminare insieme”.

Giorno della Memoria. A nome dei vescovi italiani, il segretario generale ha letto una dichiarazione sul Giorno della Memoria. “L’appello della Chiesa che è in Italia è che il Giorno della memoria sia monito per una cultura di pace, di rispetto e di fratellanza”, si legge nella dichiarazione: “Purtroppo, nonostante un passato così drammatico, ancora oggi facciamo esperienza quotidiana di minacce e manifestazioni di violenza. Guerre, genocidi, persecuzioni, fanatismi vari continuano a verificarsi, anche se la storia insegna che la violenza non porta mai alla pace. Oggi ribadiamo: mai più crimini così grandi per l’umanità!”.

Emergenza sanitaria. “C’è preoccupazione per i sacerdoti no vax. Ribadiamo l’importanza morale di vaccinarsi, che significa volere il bene di sé stessi e degli altri, della comunità”, ha ribadito Russo, spiegando che l’intenzione della Chiesa italiana “è di farsi prossimi a queste situazioni, e laddove persistano di fare tutto il possibile per mettere in sicurezza le persone che prendono parte alla vita della Chiesa”.

Sinodo. “C’è entusiasmo per il percorso sinodale che sta compiendo la Chiesa italiana, in sintonia con il Sinodo della Chiesa universale indetto dal Papa”. Nell’affermarlo, il segretario generale della Cei ha assicurato che “pur in un tempo così difficile il percorso sinodale sta contagiando le nostre comunità e sta coinvolgendo i giovani. Il tempo di ascolto, che caratterizza questo primo anno e anche il prossimo, è un tempo efficace per recuperare dal territorio suggerimenti su come camminare”. Una “tappa importante” del percorso sinodale sarà la prossima Assemblea dei vescovi italiani, in programma a maggio.

Mediterraneo. “Un’occasione bella, che mette in evidenza la necessità di incontrarsi per edificare ponti tra di noi”. Così Russo ha definito la novità dell’incontro su “Mediterraneo, frontiera di pace” in programma a Firenze dal 23 al 27 febbraio, in cui per la prima volta vescovi e sindaci delle aree del Mare Nostrum lavoreranno prima parallelamente e poi insieme, per ritrovarsi poi ancora insieme alla presenza del Papa nel giorno finale dei lavori. “È una formula nuova interessante”, ha commentato il segretario della Cei a proposito dell’imminente appuntamento, che giunge a due anni da quello analogo di Bari, anch’esso caratterizzato dalla presenza conclusiva del Santo Padre: “Vescovi e sindaci si confronteranno su tematiche simili, legate alla fratellanza e alla cittadinanza. La speranza è che da lì giungano linee e intenzioni comuni nel segno di un’azione di pace e di comunione, di cui vogliamo essere noi per primi testimoni”.

Giovani. “I giovani hanno voglia di ritrovarsi, sentono il desiderio di essere protagonisti, pur nelle difficoltà della pandemia”. Parola di monsignor Russo, che a proposito del “ritiro sociale” degli adolescenti al tempo del Coronavirus ha fatto notare come in parte sia dovuto “alle difficoltà delle famiglie, alla necessità di mettere in sicurezza i propri figli con tutto ciò che ne deriva”, ma dall’altra a “un processo che non comincia ora”. Quello attuale, però, secondo il segretario generale della Cei “è un tempo di ripresa: dove vengono messe in campo iniziative per i giovani, in genere i giovani rispondono positivamente all’appello. E questo è successo e succede anche in questo periodo di pandemia”. “Fin dall’inizio della pandemia – ha spiegato infatti mons. Valentino Bulgarelli, direttore dell’Ufficio catechistico nazionale della Cei – c’è stata una grande attenzione ai giovani. Abbiamo cercato di sostenere le parrocchie, i catechisti, gli oratori con proposte e strumenti che hanno loro consentito di essere molto attenti a quello che stava accadendo”. Il prossimo incontro dei giovani con il Santo Padre, il 18 aprile in piazza San Pietro, è nato proprio “dalla necessità di ritrovare luoghi e spazi per stare insieme”, ha spiegato Bulgarelli.

Abusi. Rispondendo alle domande dei giornalisti sull’intenzione o meno della Chiesa italiana, sull’esempio di alcune Conferenze episcopali, di affidare ad un organismo indipendente un’indagine sugli abusi commessi ad membri del clero nel nostro territorio, il segretario generale della Cei ha spiegato: “Stiamo facendo un lavoro molto serio per la costituzione di una rete: non ci interessa tanto la quantità, ma la qualità, e al primo posto c’è l’attenzione alle vittime”. “In Italia – ha ricordato – ci sono 227 diocesi e oltre 27.500 parrocchie: se faremo un’indagine, la faremo in modo attento al fatto che sia significativa rispetto ai risultati. Vogliamo che i dati siano quanto più possibile attendibili. E questo lavoro che stiamo mettendo in campo può aiutare”.

Eutanasia. Non è mancato un riferimento al disegno di legge sull’omicidio del consenziente: durante il Cep, ha riferito Russo, “ha avuto grande risonanza l’appello del cardinale Bassetti a scongiurare la liberalizzazione dell’eutanasia, facendo leva su situazioni che richiederebbero ben altro tipo di risposte”. La strada indicata dalla Chiesa italiana, ha ricordato il vescovo, “è quella dell’accompagnamento e l’aiuto, per ritrovare ragioni di vita”.