Rapporto Caritas diocesana: il benessere si esprime nelle relazioni

Povertà, risorse e volontariato, “occasione di incontro sui temi cari alla Caritas”: così si è espresso il vescovo Douglas in apertura all’appuntamento annuale di presentazione del Dossier Caritas, oggi pomeriggio nella chiesa di Sant’Agostino in piazza Aguselli a Cesena.

“Promozione benessere” il tema dell’incontro guidato dal direttore della Caritas diocesana, il diacono Ivan Bartoletti Stella. “Il benessere riguarda l’uomo, quindi tutti noi – le parole del vescovo -. Poveri e ricchi. Le belle relazioni danno pienezza, danno senso alla vita anche quando mancano beni materiali. La sicurezza delle buone relazioni con Dio, con gli altri e con sé stessi, e anche con la natura, pone le basi fondamentali per vivere bene. Dove ‘bene’ non sono le cose materiali, ma benessere interiore. ‘Vivere di beatitudini’, come dice Gesù nel Vangelo. Siamo chiamati a essere beati: sereni, contenti. E solo con le buone relazioni si può garantire un benessere integrale per tutta la persona. Grazie a tutta la Caritas per la sua opera di umanizzazione e azione alla carità”.

L’assessore ai servizi sociali Carmelina Labruzzo ha così aperto il suo saluto introduttivo: “Il mio vuole essere un grande grazie per la Caritas. Vedo presenti rappresentanti di varie associazioni. Una presenza che ci testimonia la rete del territorio: rete a maglia strette che tiene vicino e consola anche gli amministratori. Insieme ci siamo per le persone. Soprattutto per chi è più fragile”.

“La povertà più grande è quella della solitudine – ha sottolineato l’assessore Labruzzo -. Di vivere in universi paralleli che non si incontrano mai. Ed è proprio quando non c’è incontro che le situazioni non trovano soluzioni”. 

Maria Elena Baredi, presidente dell’Azienda pubblica di servizi alla persona di Cesena e Valle Savio (Asp) ha fatto un riferimento al tempo della pandemia: “Questi ultimi anni ci hanno insegnato che possiamo stare bene, se stiamo bene tutti. Per fare questo, occorre lavorare sulle solitudini e sulla povertà. Alla rete e alla sinergia, aggiungo che bisogna metterci fatica e risorse. La cura costa fatica. Rappresento un’azienda pubblica: le risorse di una comunità devono riguardare il benessere degli uomini, per rompere povertà e solitudine”.

“Fatica della cura: occuparsi delle persone che vivono condizioni perenni di povertà, costa fatica agli operatori – ha proseguito la Baredi -. Prendere in carico vuol dire accompagnare persone povere e sole: chi vive i centri diurni, chi va nelle lavanderie, chi usufruisce delle docce. Accompagnarli nel loro percorso di vita significa prendersene cura”.

Il direttore Bartoletti Stella ha ringraziato i numerosi partecipanti: “La vostra presenza è un bel messaggio di ripresa della normalità”, per poi fare una panoramica dell’attività: “Nel 2020, a inizio pandemia, abbiamo cercato di mantenere attivi i servizi fondamentali: il Centro di ascolto e le accoglienze nelle strutture come la mensa. Nel 2021 abbiamo ripreso in mano l’impegno per noi prioritario, quello dell’accompagnamento. Seguire le storie delle persone, affiancarle e dare opportunità di riscatto. Con dignità”.

Lo scorso anno la Caritas diocesana ha attivato il progetto Operazione Benessere, “sostenuto grazie all’8 per mille, fondato soprattutto sulle relazioni. Non ci fermiamo alla soddisfazione dei bisogni primari, che diventerebbe assistenzialismo. Ma partendo dai bisogni materiali quali pagamento di affitti, aiuti per le bollette, vogliamo dare contributo sul piano delle relazioni. Così come ci ha ricordato papa Francesco a giugno 2021, quando ha incontrato le Caritas diocesane per il 50esimo di costituzione di Caritas italiana: ‘La carità è inclusiva. Non si occupa solo dell’aspetto materiale, e nemmeno solo spirituale. La salvezza di Gesù abbraccia tutto l’uomo. La carità è spirituale, materiale e intellettuale’. Questa è la sfida che ogni giorno Caritas affronta, grazie al grande impegno degli operatori nei centri di ascolto e dei tanti volontari che in questa occasione voglio ringraziare”.

Giancarlo Dall’Ara, referente dell’osservatorio Povertà e Risorse della Caritas diocesana, ha presentato i dati relativi all’anno 2021. “I dati sono sempre molto aridi. A volte tenuti in bassa considerazione. Ma se si vuole dar conto di quello che si fa, bisogna anche mettere insieme le piccole e grandi faccende del quotidiano. E per la Caritas sono le persone per le quali vengono gestiti i servizi. E vengono animati. L’animazione ricongiunge il terra terra con le alte vette. I dati sono aridi, ma la conoscenza non può prescindere dai dati che devono essere realistici e precisi. E vanno capiti per poi fare il passo ulteriore: impostare il futuro attraverso la conoscenza del passato”.

I numeri si riferiscono al Centro di ascolto diocesano, con sede in via don Minzoni 25. “Sono state 698 le persone che si sono affacciate al Cda – ha proseguito Dall’Ara -. Si registra un decremento del 13 per cento rispetto al 2020, e del 26 per cento in meno nel 2019 e del 35 per cento nel 2018. Stanno diminuendo gli utenti: di mezzo c’è la pandemia, ma anche altro. Il 63 per cento è maschi. Il 70 per cento si conferma stranieri (esclusi italiani e cittadini comunitari, che non sono stranieri, ma sono comunitari)”.

A proposito dei ritorni, “il 17 per cento sono utenti da 7 o più anni. Questo significa che i problemi sono talmente grandi che non si riescono a superare in breve tempo. Oppure che non abbiamo sufficienti capacità a farvi fronte”, ha messo in evidenza il sociologo. 

Gli stranieri: circa l’80 per cento viene da Paesi africani. Dal Marocco il 21 per cento, poi a seguite Nigeria, Tunisia, Senegal. Romania il 6 per cento. Gli utenti stranieri sono più giovani degli utenti italiani.

Per quanto riguarda la posizione giuridica. Il 54 per cento è con permesso di soggiorno e il 27 per cento in fase di registrazione. Degli altri non si conosce la posizione giuridica. 

Condizione abitativa: il 40 per cento vive in una casa. Il 20 per cento in alloggi di fortuna. Dei restanti non si sa. 

Condizione professionale: per il 38 per cento manca il dato. Il 21 per cento è disoccupato o in cerca di occupazione. Il 25 per cento è occupato.

Per quanto riguarda i bisogni – “elevati, espressi, o comunque registrati”, ha proseguito Dall’Ara -. Sono di tre tipologie: economico-finanziario, riferiti al lavoro e all’abitazione”.

Dai bisogni ai servizi: “Sono di due tipologie – ha specificato Dall’Ara -: beni e servizi materiali, come la distribuzione di buoni mensa e mensa, che rappresentano il 57 per cento. Il 33 per cento riguarda gli alloggi”.

L’incontro di presentazione del Report è proseguito con alcune comunicazioni riferite all’attività della Caritas. È stato attivato nel 2021, e inserito nel progetto Promozione Benessere, il fondo di solidarietà intitolato ai coniugi Bruna e Consilio Pistocchi. “Ma già dai 5-6 anni precedenti abbiamo attinto a un fondo che ci è stato messo a disposizione dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Cesena – ha sottolineato il diacono William Tafani -. Non ci siamo scoraggiati. Ci sono stati accoglienza, ascolto, e conoscenza delle persone che si avvicinano ai centri di ascolto diocesani e parrocchiali. E soprattutto, accompagnamento. Questo è fondamentale: tenerli nel cuore, riascoltarli, rivederli, riaccoglierli ancora. Come si è detto: ritornano”.

Il fondo si divide in due parti: il fondo della Fondazione della Cassa di Risparmio e quello dell’8 per mille. “È creato per rispondere a due bisogni: quello della Fondazione per le bollette, che sono aumentate – ha proseguito Tafani – mentre il fondo legato all’8 per mille risponde ai bisogni legati agli affitti. E stanno aumentando anche questi. Sono tante le minacce di sfratto: a volte riusciamo a pagare l’affitto e a eliminare il pericolo”.

Il fondo è stato intitolato a Bruna e Consilio Pistocchi, di Martorano di Cesena: “La loro vita è stata vissuta nell’ascolto, nell’accoglienza, nell’accompagnare – ha concluso Tafani -. Incarnano quello che noi, nel nostro piccolo cerchiamo di fare ogni giorno”.

All’incontro hanno portato la propria testimonianza alcune giovani donne ucraine ospiti presso la famiglia Della Corna di Santa Maria Nuova di Bertinoro.

Antonina viene da Mariupol. “La famiglia Della Corna che ci ha accolto, sono diventati i nostri angeli custodi. Non solo ci aiutano, ma curano la nostra anima. Difficile esprimere la nostra gratitudine, che va oltre. Non solo alla famiglia, ma a ogni persona che mostra non indifferenza alla nostra causa”.

È intervenuto anche Mattia Della Corna, figlio di Francesco e Mariella: “Ringrazio il Signore che ci dà la possibilità di aiutare, cioè di camminare insieme a loro. Loro hanno bisogno, e noi camminiamo con loro. Ci affidiamo al Signore ogni giorno in questa avventura nuova e particolare: avere cura dell’anima, e a cascata di tutti i bisogni pratici, burocratici e ora di lavoro. Ora da noi ci sono 19 persone: da bambini piccoli fino a una signora di 75 anni. Ci sentiamo vicini alla Caritas di Cesena e alla Caritas di Forlì. Collaboriamo con tutti, e questo è il bello della famiglia umana. Vi chiediamo di pregare per noi, e noi preghiamo per voi. E andiamo avanti”.

Milù Gnoli è l’operatrice Caritas che più ha gestito l’accoglienza degli ucraini. La Caritas si è attivata da subito per rispondere all’emergenza profughi. “Da fine febbraio il flusso di arrivi è stato costante. Le richieste di ospitalità ci arrivavano da mamme e nonne che da tempo vivono nel nostro territorio e qui lavorano come assistenti familiari. Ci segnalavano di mamme e bimbi già in viaggio. Queste signore sono state fondamentali. hanno svolto un importante ruolo di mediazione. Le richieste sono arrivate di pari passo a privati che ci hanno contattato. Il frutto di questo incontro tra richiesta e offerta di aiuto sono le 180 persone ospitate da privati, di cui 26 in canoniche messe a disposizioni dalle parrocchie. Si è creata anche una grande rete di raccolta di beni di prima necessità che ha coinvolto associazioni e comuni cittadini”.

“L’attività della Caritas ha riguardato le pratiche in questura – ha proseguito la Gnoli – e quelle relative all’ambito sanitario (tessera sanitaria e vaccinazioni): un aspetto fondamentale per chi è scappato e che oggi manifesta disturbi psicologi e fisici. Fondamentale è stato il ruolo delle Caritas parrocchiali e della San Vincenzo: abbiamo inviato loro circa 250 persone. Oggi riceviamo richieste per l’integrazione: corsi di lingua e ricerca lavoro per adulti; attività per bambini e ragazzi”.

Come Caritas abbiamo raccolto tanti bisogni e tanta solidarietà – ha concluso Milù -. In tanti ci hanno dato una mano in questa nuova emergenza”.