Regno Unito, si dimette Boris Johnson: “Nessuno è indispensabile”

“Lascio ma non avrei voluto farlo”. Così si è espresso Boris Johnson annunciando le sue dimissioni da leader Tory. Per ora resterà al governo (e oggi ha nominato un nuovo esecutivo per la transizione politica), fino a quando il partito conservatore (Tory) non avrà scelto il suo nuovo leader, che sarà poi premier. Decisione che dovrebbe arrivare tra settembre e ottobre.

Johnson ha tenuto un discorso a tratti fiero, a tratti equivoco. “Quando il gregge si muove si uniscono tutti”, ha detto. E poi: “Nessuno è indispensabile. Il nostro sistema riuscirà a trovare un nuovo leader a cui darò tutto il mio sostegno”. Johnson era stato rieletto con un’amplissima maggioranza nel 2019 sulla scia della Brexit, ovvero la scelta di far uscire il Regno Unito dall’Ue in conseguenza del referendum del 2016. Infine Johnson ha affermato che il Regno Unito ha davanti “un futuro d’oro”. Quindi ha specificato: “Ho nominato un esecutivo che servirà il Paese, come il sottoscritto, fino a quando non ci sarà un nuovo leader”, che sarà nuovo premier.

Si susseguono nel frattempo le reazioni nella politica internazionale. La notizia è giunta a Strasburgo in chiusura di plenaria. Molte le voci ironiche su Johnson e sulla scelta della Brexit portata avanti dai britannici. L’ex negoziatore europeo per la Brexit, Michel Barnier, auspica con un tweet che “la partenza di Boris Johnson” apra “una nuova pagina nei rapporti col Regno Unito. Possa essere più costruttiva, più rispettosa degli impegni presi, in particolare relativamente alla pace e la stabilità in Irlanda del Nord, e più amichevole con i partner nell’Ue. Perché c’è ancora molto che si può fare insieme”. Da Kiev, invece, arriva un grazie a Johnson, per avere sostenuto il Paese “nei momenti più difficili” della guerra causata dall’invasione russa.

Le dimissioni di Johnson sono state accolte con sollievo dai conservatori, che hanno visto negli ultimi mesi la caduta del loro esponente di punta, perdendo voti nei recenti test elettorali. E occorre notare che sono circa 60 i componenti del governo e dei Tories a essersi dimessi in disaccordo con Johnson. Robert Buckley, ex ministro della Giustizia, ha affermato che il premier “si è arreso all’inevitabile”.