Riaperto il rifugio antiaereo della Rocca

Il rifugio antiaereo della Rocca di Cesena torna visitabile per non dimenticare. Questa mattina, alla presenza dei ragazzi di terza media delle scuole “Viale della resistenza” e “Pascoli”, si è svolta la cerimonia inaugurale con le prime visite guidate in occasione degli 80 anni della Liberazione dal nazifascismo.

Il rifugio fu realizzato nel 1944 nel colle della Rocca Malatestiana, affacciato su viale Mazzoni. Lo progettò Mario Tellerini, responsabile del Comitato di difesa antiaerea della città. Fu utilizzato per la prima volta il 13 maggio 1944, giorno del primo bombardamento. Costituito da una galleria lunga 60 metri e larga tre, prevedeva una capacità di 800 persone, di cui 290 a sedere. Dopo la guerra (l’ultimo di 76 bombardamenti avvenne l’11 dicembre 1944, dopo la Liberazione) fu dismesso. Adibito dapprima come deposito dagli Alleati e, negli anni ’60, come fungaia, non veniva più utilizzato per decenni.

“Non è difficile immaginare – ha detto l’assessore alla Cultura Camillo Acerbi questa mattina agli studenti – come fosse la vita nel rifugio. Oggi le stesse scene si stanno verificando vicino a noi, in Ucraina e in Medio Oriente. Il Comune ha acquisto il rifugio dallo Stato dieci mesi fa, l’ha sistemato e l’ha reso fruibile a tutti, per non dimenticare mai”. Al fianco dell’assessore, anche il presidente del Consiglio comunale Filippo Rossini e Ines Briganti, presidente dell’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea.

Nell’anniversario tondo della Liberazione, il rifugio “è il primo regalo“, ha detto Acerbi ai ragazzi, per poi aggiungere che “il secondo regalo è la testimonianza preziosa di chi c’era. Per ragioni anagrafiche non sono rimasti in tanti”.

A seguire, infatti, il ricordo di Loris Pedrelli sull’arrivo dei primi tedeschi alla caserma “Decio Raggi“: “Abitavamo in via IV Novembre. Ricorderò sempre l’arrivo di un sidecar. A bordo c’era un tedesco con l’elmetto e il mitra. Con lui c’era un fascista con fez e moschetto. Scesero e si misero a sparare. Il fascista sparò al suo vicino di casa, che era di un altro colore politico. Io ero scalzo e mi misi a correre all’impazzata lungo il Ponte Vecchio. Con me c’era anche il mio babbo Francesco. Ho avuto paura che ci uccidessero. Di mio padre conservo il ricordo che si schierò sempre con coraggio in difesa dei civili e dei valori democratici”.

Un’altra testimonianza è stata quella di Carlo Rossi: “Avevo 11 anni e abitavo ai Maceri. Ho visto gli aerei Alleati che arrivavano a bombardare il Ponte Vecchio e centrare in pieno un tedesco che stava dando gli ordini con il megafono. Quando suonava l’allarme correvamo dentro ai rifugi. Abitando un po’ distanti, arrivavamo ultimi e non c’era più spazio per sedersi“. Rossi confessa di aver “imparato in collegio a Forlì, dove tutti erano molto severi, a non avere paura. Ai giovani oggi presenti chiedo di non perdere mai il coraggio e di non avere paura perché se si vive di paure non si va lontano”.

Il rifugio sarà visitabile oggi e domani, dalle 15 alle 18, e poi, negli stessi orari, la seconda e la quarta domenica di ogni mese.

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Di seguito, la fotogallery di Sandra e Urbano fotografi (Cesena)

httpss://www.flickr.com/photos/corrierecesenate/albums/72177720321319874

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