Ripartire dal Vangelo. Le letture di domenica prossima

Caro direttore, ti invio un commento sulle letture di domenica prossima. Ciao.

Mario Alai – Cesena

Vedere

Non si può vivere bene senza vedere, senza capire. Dice san Paolo: chi è nelle tenebre, che non vede e non comprende, fa cose di cui è vergognoso perfino parlare (2° lettura).

Purtroppo, come dice la prima lettura, l’uomo vede l’apparenza, solo Dio vede il cuore delle cose. Ne abbiamo due esempi nel Vangelo: i discepoli ragionano che il cieco non può essersi meritato lui quella disgrazia, essendo cieco già dalla nascita, e allora chiedono se lo sia diventato per un peccato i suoi genitori: credono che una sventura sia sempre la punizione per un peccato. Essi si fermano all’apparenza, ma Gesù spiega loro come stanno le cose. Anche i farisei si fermano all’apparenza: Gesù ha “lavorato” di sabato, impastando del fango e guarendo il cieco, dunque non rispetta la legge divina, dunque non può essere inviato da Dio.

Se l’uomo non riesce a vedere, Dio può illuminarlo: è il messaggio centrale di questa domenica. La vista fisica donata al cieco è il segno della possibilità di capire e vivere bene: “Un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore – dice san Paolo -. Comportatevi perciò come figli della luce; ora il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità”.

Per noi non fermarci alle apparenze significa non restare abbarbicati alle nostre convinzioni personali, soggettive, che in quanto tali sono spesso un modo di affermare noi stessi, più che la verità. I farisei mettono in piedi addirittura tre interrogatori (prima del cieco, poi dei suoi genitori, poi di nuovo del cieco) tentando disperatamente di farsi dare la risposta che loro stessi vorrebbero, cioè che Gesù non è un vero profeta. La convinzione a cui si aggrappano, in questo caso, è religiosa: un’interpretazione letterale e spietatamente legalistica del precetto sabbatico, per cui di sabato non si dovrebbe muovere un dito, nemmeno per far del bene. Proprio il fatto che sia una convinzione religiosa li fa sentire ancor più sicuri e soddisfatti di questo errore.

A chi credere, dunque, se non alle nostre convinzioni più profonde? A Dio … ma Dio ci parla in Gesù: “Chi è il Messia?”, chiedeva la samaritana domenica scorsa. “Sono io” rispondeva Gesù.” Chi è il Figlio dell’uomo (cioè l’inviato di Dio)?” chiede il cieco. “Sono io che ti parlo”. Farci illuminare da Gesù, per noi, significa ripartire dal Vangelo e dall’insegnamento della Chiesa, senza travisarli, anche e specialmente quando non coincidono con quel che ci piacerebbe credere.