Ripristino dopo l’alluvione. L’assessore regionale Priolo: “Avevamo lavori su precedenti mappe per 2,5 miliardi. Ora sono tutti da rivedere”

“Sarà importantissimo – ha chiarito l’assessore Irene Priolo, che è anche vicepresidente della Regione, durante una conferenza-fiume tenutasi in Comune nel primo pomeriggio di oggi – lavorare sulla regimazione delle acque. Abbiamo avuto l’acqua che è arrivata in pianura con colate di fango e foreste intere. Non si era mai visto un evento del genere, così importante e così esteso. Abbiamo avuto una cumulata di 600 millimetri di acqua su 23 fiumi. Nelle altre grandi alluvioni, del 1939, 1966 e 1996 al massimo si erano accumulati 150 millimetri di acqua”.

E non solo. I Comuni alluvionati sono stati 45, mentre quelli con frane sono 83. “Dopo questi fatti – ha aggiunto la Priolo – sono saltate tutte le statistiche su cui si basavano i nostri studi. I lavori di sistemazione previsti, con le mappe precedenti, erano già previsti per circa 2,5 miliardi di euro. Ora saranno tutti da rivedere”.

In apertura di incontro con i giornalisti l’assessora Francesca Lucchi ha tenuto a sottolineare che l’appuntamento di oggi era stato promesso ed è stato mantenuto, per fare il punto sulla situazione degli interventi eseguiti e su quelli da fare. “Il lavoro non è finito – ha precisato la Lucchi – e ora ci è più chiaro il quadro delle necessità. Siamo chiamati a operare sull’emergenza con uno sguardo attento e lungo sugli interventi che riguardino anche la prevenzione. Interventi di somma urgenza sono già stati eseguiti per 3,5 milioni di euro”.

Sui lavori da proseguire, l’assessore regionale Priolo ha voluto chiarire che “se non paghiamo velocemente le imprese che finora hanno lavorato, ora non sottoscrivono più altri contratti. La struttura commissariale non solo deve avere l’elenco degli interventi da portare a termine, ma deve avere anche la disponibilità economica”, per la quale la Priolo auspica “un’anticipazione di cassa”.

Per questo motivo, ha fatto sapere la Priolo, proprio oggi il presidente Bonaccini e i tre presidenti delle province di Bologna, Ravenna e Forlì-Cesena hanno scritto una lettera alla presidente del Consiglio Meloni per chiedere che i fondi non solo vengano stanziati, ma vengano resi disponibili.

Solo per risarcire con i 20mila euro promessi alle 15-16.000 aziende coinvolte dai disastri di maggio ci vogliono almeno 300 milioni di euro. “Chiediamo – ha proseguito la Priolo – che i fondi destinati agli ammortizzatori sociali, 900 milioni, se non usati vengano dirottati sui lavori di ripristino attraverso il commissario”. 

L’ingegner Sara Vannoni ha illustrato gli interventi eseguiti e quelli da fare, per somma urgenza. Tra i tanti citati sul Savio, sul Borello, il Pisciatello e il Rubicone, lavori a Ponte Bora, Pievesestina, Calisese, Casale, Case Castagnoli. Poi al ponte Europa, in via Roversano, a Ca’ Bianchi, in via Corelli. In totale si parla di lavori per 4,3 milioni di euro. Più sono stati chiesti altri 6,4 milioni di euro per altri sette interventi, “per tornare a una situazione di ripristino, di cerotti” da mettere al territorio, viste le gravi ferite inferte dall’alluvione. 

I numeri, oltre quelli già descritti, sono impressionanti. Sono 7.500 le persone che hanno chiesto il contributo di autonoma sistemazione, quelli, in sostanza che ancora sono fuori casa. Inoltre occorreranno 2,2 miliardi di euro per sistemare i 70 mila edifici coinvolti dagli eventi di quei tragici giorni. “Per ristorare imprese e cittadini, le 15.000 imprese danneggiate con almeno 20 mila euro ciascuna, i cittadini con 5.000 euro a famiglia, occorrono 4,5 miliardi di euro. Al momento ci sono disponibili 269 milioni di euro”. Come si può notare, si tratta di cifre molto lontane tra loro.

“Ancora non è chiaro nemmeno il metodo con cui poter chiedere il risarcimento – ha detto la Priolo -. Abbiamo chiesto di applicare il credito di imposta e di utilizzare 800 milioni di euro non utilizzati come cassa integrazione”. Qualcosa occorre fare e fare presto, fa intendere la vicepresidente della regione Emilia Romagna che stima in 8,5 miliardi di euro la somma necessaria per fronteggiare l’enorme devastazione causata da acqua e frane, perché “i soldi ancora non li ha visti nessuno. Il conto ad hoc è stato aperto, ma è vuoto”.

Sono tre i lavori in questo momento: ricostruzione degli argini, ripristino delle opere idrauliche e pulizia degli alvei. Tutti lavori in “somma urgenza” perché “è fondamentale sistemare le reti di scolo a monte. Stiamo ricucendo le ferite che sono enormi”. E conclude, non senza ricordare che forse si dovrà intervenire anche sull’altezza delle arcate dei ponti, ponte nuovo e quello della ferrovia in primis: “dove i fiumi hanno eroso le sponde, i fiumi andranno lasciati andare”.