Ritiro spirituale per gli operatori della curia

Componenti degli uffici di curia, ieri sera in ritiro di Quaresima, in seminario. A guidare la riflessione spirituale è stato il vescovo Douglas che ha ripreso quanto detto da papa Francesco ai giovani nel recente viaggio in Congo partendo dalla metafora delle cinque dita di una mano. Monsignor Regattieri ha proposto cinque riflessioni davanti ad almeno 60-70 persone, tra direttori di uffici pastorali e loro collaboratori. Un panorama molto variegato che il vescovo ha definito “un campo di fiori, dove non sono tutte margherite”.

1. La prima, sul pollice che è sempre puntato verso l’alto. “È il primato della grazia – ha detto il presule -. Il Papa dice della preghiera. È il dito più vicino al cuore. Da soli non ce la facciamo, non possiamo fare nulla. Ci vuole la preghiera”. Preghiera e grazia, una sostiene l’altra e viceversa.

“La grazia nel cammino di fede è fondamentale per ciascuno di noi – ha aggiunto il vescovo -. La grazia di Dio ci precede sempre. Il cristiano si lascia guidare dalla grazia di Dio. Ci fa andar via ogni pelagianesimo, l’idea di poter fare tutto con le nostre forze e grazie a esse. Non siamo onnipotenti”.

Monsignor Regattieri ha affrontato il tema della libertà. “Non elimina la nostra libertà dare il primato a Dio – ha precisato -. La vera libertà è aderire al Signore. Servire il Signore significa non farci schiavi di altri dei”. Poi ha citato alcuni versetti tratti dalle lettere di san Paolo: Romani 6,14 e 6,17-18 e poi dalla lettera ai Galati al capito 5, versetti 1, 13 e 16.

“Cosa significa per noi dare il primato alla grazia di Dio?”, si è chiesto il vescovo Douglas. “Questo nostro servizio è la risposta a una chiamata. È un’azione di grazia, anche se devo metterci del mio, del tempo, delle energie e volontà. Ma l’uomo è fatto da Dio per volare”. 

2. L’indice richiama il “puntare il dito, l’essere contro, per giudicare, condannare. In realtà tre dita sono puntate contro di noi – ha osservato il vescovo -. Non puntare il dito contro il fratello, ma si può puntare anche per coinvolgere, per chiamare”, come nel caso rappresentato dal famoso quadro di Caravaggio in cui l’artista ha immortalato la chiamata dell’apostolo Matteo.. Il vescovo si è domandato: com’è il termometro delle mie capacità di coinvolgimento?

3. Il medio, il dito più lungo. Il vescovo ha indicato ancora brani di san Paolo: dalla lettera ai Colossesi capitolo 3, versetto 14, e dalla prima lettera ai Corinti 13,13. “Al di sopra di tutto ci sta la Carità – ha detto il presule -. La carità e l’amore danno valore alle nostre opere. E la sorgente dell’amore è Cristo”. 

4. Per il vescovo, l’anulare è il dito più debole. Il dito dell’anello. Quello con cui ci si lega. Il richiamo è, allora, a “lavorare insieme. Per due motivi: l’unione fa la forza. Ed è l’invito scaturito dal lavoro sinodale. Siamo in un mondo globalizzato dove tutto è connesso. Non si può prescindere dal confronto con gli altri”, come indicato anche dai numeri 141 e 142 dell’enciclica Laudato si’. 

5. Per ultimo rimane il mignolo. “La piccolezza. Tema caro a Gesù – ha concluso il vescovo -. È il farsi piccoli che attira Dio. Chi serve si fa piccolo. Il servizio è il potere che trasforma il mondo. È utile per noi fare l’elogio della piccolezza. Siamo chiamati a essere più sobri, più semplici, più essenziali, come indicato nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium ai numeri 35 e 38.

Alla riflessione di monsignor Regattieri è seguita una mezz’ora di preghiera, silenzio e adorazione nella cappella del seminario cui è seguito un conviviale. Infine, la condivisione delle esperienze personali.