Il riposo e il lavoro

Il riposo e il lavoro Il lavoro, pur importante, non può e non deve estinguere tutte le nostre capacità e le nostre energie e non deve assorbire tutto il nostro tempo

“Ricordati del giorno di sabato per santificarlo. Sei giorni faticherai e farai ogni lavoro ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore tuo Dio… Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il giorno settimo. Perciò il Signore ha benedetto il giorno di sabato e lo ha dichiarato sacro”. (Es20, 2-17).

     È il terzo dei 10 Comandamenti che Dio ha dettato a Mosè sul Monte Sinai. Come il Signore si è riposato il settimo giorno, anche tu hai il diritto di farlo. Devi ricordarti però che è il Signore che ti ha creato e ti sostiene, perciò il settimo giorno devi ricordarti di Lui e ringraziarlo.

     Che cosa vogliono indicarci Dio e la Sua Chiesa con questo Comandamento? Primo. Fare memoria della creazione divina e del nostro essere creature di Dio.  Secondo. Gesù è risorto dai morti la domenica di Pasqua, il primo giorno della settimana dopo il sabato. La domenicadiventa così il giorno e il simbolo della nuova Creazione e della nuova alleanza in Cristo. E’ il giorno del Signore, nel quale si fa memoria della Sua passione, morte e resurrezione. Terzo. Come Dio cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro e si riposò, così anche la vita dell’uomo è ritmata dal tempo del lavoro e dal tempo del riposo, dove il riposo acquista la sua ragione d’essere e la sua dignità.

L’istituzione del giorno del Signore acquista pertanto anche un’altra valenza. È la prima indicazione operativa che Dio dà agli uomini ed è l’indicazione che regola e definisce il ritmo della quotidianità del lavoro e del riposo. Il lavoro è importante, in quanto è attraverso il lavoro che l’uomo si realizza. Lavorando con impegno e competenza, egli attualizza e concretizza le sue capacità e mette a frutto i talenti ricevuti, conquista la sua indipendenza e la sua libertà, provvede al suo sostentamento, a quello dei suoi familiari e delle persone che gli sono affidate, coopera al bene della comunità nella quale vive.

Il lavoro, tuttavia, pur importante, non può e non deve estinguere tutte le nostre capacità e le nostre energie e non deve assorbire tutto il nostro tempo. Perciò questa prima indicazione divina svolge un’altra importante funzione: ci libera dal rischio di una schiavitù molto pericolosa: la schiavitù del lavoro. Quanti, spinti dal desiderio di guadagno o di soddisfazione personale, dedicano al lavoro tutte le proprie energie? Poi, come spesso succede, si pentono,  perché magari non si sono accorti che nel frattempo i figli sono cresciuti, senza averli potuti seguire, che la moglie (o il marito) si è sentita (o )trascurata (o) e i rapporti si sono guastati fino alla rottura. Sono situazioni, purtroppo, abbastanza frequenti e dolorose al giorno d’oggi.

    Ho recentemente letto il libro di un politico per passione e per chiamata – il quale  nel capitolo   “Mai di domenica”  scrive: “Per scelta e da sempre, salvo casi eccezionali, io non ho mai dato disponibilità per iniziative di partito alla domenica… E questo non l’ho deciso per motivi di pigrizia o di comodità personale. L’ho deciso perché per me è un tratto fondamentale. È un tratto fondamentale avere un giorno alla settimana dove poter andare a funghi nel mio posto segreto, poter stare tre ore da solo con un libro in mano che desidero leggere. E’ un tratto fondamentale andare a Messa, rituffarmi nella mia comunità, prendere un caffè con calma al bar del paese, ritrovarmi con tutti gli altri come tutti gli altri” E’ un esempio concreto di come si possa regolare l’utilizzo del nostro tempo, dedicandone una parte al nostro lavoro e riservando un tempo adeguato (la domenica appunto), per santificare la festa, andando alla Messa, per riposare, per poter stare in famiglia, per ascoltare e, possibilmente, aiutare il nostro prossimo.

     È sicuramente un modo efficace per vivere bene …qui … oggi… (Continua)