Cucire politica
Cucire politica La lezione di padre Occhetta, posta con molto garbo, è stata di quelle che i credenti impegnati in politica sul territorio ricorderanno a lungo
Non si crede più alla verità oggettiva dei fatti. Siamo nella post verità. Tutti abbiamo una memoria più corta, brevissima. Conta solo il presente, anzi, di più: «siamo schiacciati su un eterno presente». L’ha detto venerdì 30 giugno a Cesena il gesuita padre Francesco Occhetta invitato in città dall’associazione Zaccagnini e dall’Azione cattolica a parlare di Fede e giustizia. La nuova politica dei cattolici.
La lezione di Occhetta (cfr pag. 11 edizione cartacea), posta con molto garbo, è stata di quelle che i credenti impegnati in politica sul territorio ricorderanno a lungo. «Siamo uomini e donne della mediazione – ricorda il gesuita ora segretario generale della fondazione vaticana Fratelli tutti – interclassisti e riformisti. Non siamo per le polarizzazioni che vuole la rete» che ha disintermediato l’azione politica. Così come fa il populismo «che non vuole farsi rappresentare» e in questo modo fa fuori anche la famiglia che invece è riconosciuta come corpo intermedio nella nostra costituzione repubblicana. Ma i giovani oggi vivono in rete e le loro scelte politiche sono condizionate dagli influencer. Per questo occorre passare dalla formazione, come padre Occhetta porta avanti da tempo con le sue Connessioni. Abbiamo bisogno di far vedere «proposte belle e attraenti e una politica come gioia dello stare insieme», la sferzata dello studioso.
Oggi agiscono solo forze centrifughe, che allontanano, con i partiti che si sono trasformati in comitati elettorali. Noi credenti siamo chiamati a «essere lievito e a tenere insieme fede e giustizia, perché solo con la giustizia» la Chiesa «rischia di diventare una ong». E poi la vita spirituale da «riportare al centro» assieme alla formazione, «per conoscere quello di cui si parla». Padre Occhetta auspica un grande lavoro, capace di fare uscire i giovani dal localismo e li invita ad andare a Roma, in Europa. Per contrastare il disamore verso la politica e verso una società che pare remare contro, il religioso propone un vaccino sociale: tenere insieme, impegnarsi su progetti precisi.
«Quando vedo giovani di Cl e di Ac lavorare assieme, mi dico: i tempi sono cambiati. Dobbiamo accoglierci nelle nostre diversità e connettere i punti virtuosi. Il carisma di uno può diventare un valore per l’altro». Per realizzare questo percorso che a oggi parrebbe improponibile viste le distanze tra cattolici di opposti schieramenti, la sfida è quella di «fare tutti un passo indietro per compierne due in avanti. Non è facile – conclude il gesuita – ma se si scommette su questo, i frutti arriveranno».