Draghi, il timoniere credibile

Draghi, il timoniere credibile Mario Draghi sembra essere riuscito in un’impresa impossibile: fare cambiare opinione a Lega e Movimento 5 stelle nel volgere di pochissimi giorni. Salvini e Grillo hanno dato il via libera al presidente del Consiglio incaricato. Il primo senza richieste particolari, il secondo chiedendo che sia posta attenzione ai problemi ambientali

Mario Draghi sembra essere riuscito in un’impresa impossibile: fare cambiare opinione a Lega e Movimento 5 stelle nel volgere di pochissimi giorni. Salvini e Grillo hanno dato il via libera al presidente del Consiglio incaricato. Il primo senza richieste particolari, il secondo chiedendo che sia posta attenzione ai problemi ambientali.

Niente di più facile, finora, per l’ex presidente della Bce. Ha avuto ragione il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che di fatto, con la chiamata di Draghi, ha commissariato i partiti incapaci di venire a capo di una crisi che si era aperta su alcune antipatie tra singoli, in particolare quella tra Conte e Renzi. Dopo il fallimento dell’esplorazione condotta da Roberto Fico, all’inquilino del Quirinale non è rimasto altro che giocare l’asso, l’ultimissima mossa prima di un incomprensibile (ai più) ritorno alle urne.

Non c’è voluto molto per il numero uno della Lega e per il leader dei 5s per capire che nel Paese la stragrande maggioranza dei cittadini sta dalla parte dell’economista formatosi a Roma in un liceo dei gesuiti. Schierarsi contro sarebbe stato un clamoroso autogol per chi si vanta di saper intercettare gli umori che serpeggiano tra la gente che vive nelle città, nei paesi e nelle valli dove le attese per la ripresa sono evidenti.

Alla fine, con la sola esclusione di Fratelli d’Italia, tutti si sono dichiarati disponibili ad appoggiare un governone guidato dall’ex numero uno di Bankitalia che non si farà imbrigliare neppure sui nomi da sottoporre al Colle con la lista dei ministri. Non è un mistero per nessuno che Draghi ami gente che abbia conoscenza, coraggio e umiltà, doti che lui stesso incarna da sempre.

Adesso non è più solo questione di responsabili o di costruttori. Qui è faccenda di bene comune, di avere a cuore il Paese e la sua ricostruzione. Davanti ai tanti disastri di questi lunghi mesi di pandemia, alla crisi economica che rischia ogni giorno di più di trasformarsi in una crisi sociale, e con gli oltre 200 miliardi di euro del Next generation Eu da investire in attività innovative o da rinnovare, un esecutivo guidato da Draghi offre garanzie a tutti.

Offre certezze a chi, come noi che viviamo in periferia, non ne può più delle scaramucce tra partiti, incomprensibili a chi non bazzica le segreterie romane. E le offre anche all’Europa e alla comunità internazionale che ora vede il nostro Paese affidato a un timoniere credibile, dall’autorevolezza indiscussa.

Sarà questa la ricetta giusta per una nuova rinascita italiana? Potrebbe esserlo, a patto che per un po’ di tempo si lasci lavorare il professore. Le premesse per fare bene ci sono tutte.