Giovani e anziani al sepolcro di Gesù

Giovani e anziani al sepolcro di Gesù Messaggio del vescovo di Cesena-Sarsina in occasione della Pasqua di Risurrezione del Signore

Nelle parole che il Papa ha pronunciato a Cesena l’1 ottobre colgo uno spunto di riflessione e un augurio per questa Pasqua. Francesco ha detto: “Grazie a Dio, i giovani sono parte viva della Chiesa e possono comunicare ai coetanei la loro testimonianza: giovani apostoli dei giovani. La Chiesa conta molto su di loro ed è consapevole delle loro grandi risorse, della loro attitudine al bene, al bello, alla libertà autentica e alla giustizia. E per spingere i giovani, c’è bisogno oggi di ripristinare il dialogo tra i giovani e gli anziani, i giovani e i nonni. Mi raccomando, voi, nelle vostre comunità, nelle vostre parrocchie, nei vostri gruppi, fate in modo che ci sia questo dialogo. Questo dialogo farà miracoli”.

È una consegna che ci impegna. Non vogliamo lasciarla cadere nel vuoto. La raccogliamo. Penso al quadro di Eugène Burnand (1850-1921) in cui è rappresentata la corsa di Giovanni e di Pietro verso il sepolcro: un giovane e un anziano insieme. Che bello! Arrivano tutti e due trafelati. Giovanni per primo, ma lascia entrare Pietro! Che bel dialogo tra di loro.

I giovani tengono viva la speranza. Proiettati nel futuro sognano un mondo migliore, più bello e più unito. Forse sono un po’ inquieti, irrequieti, confusionari, intemperanti ma corrono e devono essere ascoltati, stimati, valorizzati; se sbagliano sono da capire! Hanno la ricchezza e la freschezza dell’età giovanile che vogliono spendere al meglio. Il Papa ha recentemente detto: “Voi giovani, avete tanta forza per dire le cose, per sentire le cose, per ridere, anche per piangere. Noi adulti tante volte, tante volte, abbiamo dimenticato la capacità di piangere, ci siamo abituati: ‘Il mondo è così… che si arrangino’. E andiamo avanti. Per questo vi esorto, per favore: siate coraggiosi in questi giorni, dite tutto quello che vi viene; e se sbagli, un altro ti correggerà. Ma avanti, con coraggio” (incontro presinodale coi giovani, 19 marzo 2018).

Gli anziani, dal canto loro, hanno tanto da insegnare e da dire ai giovani. Lasciano a loro un’eredità bella e ricca. Da non disperdere. Guardano al passato, non con nostalgia e rimpianto quasi rassegnati nel ricordo di un tempo che non torna più. Sono da sostenere e da incoraggiare. Sempre il Papa ha detto: “Le radici – questo, perdonatemi, lo porto nel cuore – sono i vecchi, sono i bravi vecchi. Le radici sono i nonni. Le radici sono quelli che hanno vissuto la vita e che questa cultura dello scarto li scarta, non servono, li manda fuori. I vecchi hanno questo carisma di portare le radici”.

Entrambi, giovani e anziani, sognano. Devono sognare. Al sepolcro, vedendo il vuoto della tomba e superato il momento dello sconforto, i discepoli si rianimano. Il Risorto, che appare loro, li consola e li conforta, incoraggiandoli a non temere. Al sepolcro vanno tutti, giovani e anziani e tutti ritornano rincuorati. Qualcuno, come Cleopa e il suo amico (cfr Lc 24, 13-35), se ne tornano – in verità –  un po’ tristi e delusi. Ma presto trasformano il loro lamento in una danza gioiosa, come dice il salmo: “Hai mutato il mio lamento in danza, mi hai tolto l’abito di sacco, mi hai rivestito di gioia” (Sal 30, 12).

Auguro ai giovani e agli anziani – a tutti – di ritornare dal sepolcro con il volto raggiante perché certi di aver incontrato Colui che dà senso alla propria vita, significato al proprio dolore, orientamento sicuro ai propri passi.