Il fronte e la pace
Il fronte e la pace Con la guerra tutto è perduto. Non rimane che la pace, come ricorda sempre papa Francesco. Quella pace che deve andare di pari passo con la giustizia
Sgomento. Davanti alle immagini che giungono da Israele e fanno il giro del mondo si rimane attoniti. La pioggia di missili lanciata da Hamas impressiona per la violenza e la quantità. I civili inermi rimasti uccisi sono centinaia. Nel deserto, vicino alla Striscia di Gaza, i miliziani sono intervenuti tra i giovani che davano vita a un rave. Ne hanno lasciati sul terreno 260, si dice, e tanti, soprattutto ragazze, sono stati portati via. La nuova arma del ricatto si chiama ostaggi. Forse sono cento, o anche di più. Verranno usati come scudi umani, per contrastare l’avanzata dell’esercito con la stella di Davide. Anche le salme saranno utilizzate come merce di scambio, in uno strazio che da sabato scorso ha colto di sorpresa tutti. L’intenzione del governo guidato da Netanyahu sembra quella di provare a entrare nella Striscia e di fare piazza pulita.
L’attacco è stato improvviso, come accadde l’11 settembre 2001 con gli aerei dirottati sulle torri gemelle.
Stavolta il bersaglio è Israele, il Paese tanto odiato da alcune frange di terroristi sostenute dal mondo islamista, Iran in testa. Non piacciono gli accordi stipulati. Non piace che esista Israele. In mezzo rimangono i palestinesi, a milioni, spesso vittime sacrificali di giochi di gran lunga superiori alle loro intenzioni e alle loro possibilità. La realtà è complicata, sempre. In questo caso lo è ancora di più.
La Terra Santa è un intreccio di etnie, religioni, storie, vicende nuove e antiche. Solo quelle recenti, dal 1948 in qua, sono tanto complesse, con richieste, pretese e accuse reciproche dalle quali risulta molto arduo scorgere un pertugio per uscirne. Gaza è un territorio di appena 380 chilometri quadrati, lungo 40 chilometri e largo dieci. In quello spazio angusto vivono oltre due milioni di persone circondate dal muro su tre lati e dalle navi di Israele su quello del mare. È difficilissimo uscirne.
“Nella Striscia si alimenta un odio crescente”, titolammo sul Corriere Cesenate nel novembre 2015 al mio rientro da un viaggio che comprese due giorni in quel lembo di terra così martoriato. “L’impressione è quella di una situazione esplosiva”, si trova nell’occhiello del pezzo che letto oggi sembra scritto ieri.
In un contesto così aggrovigliato, per noi è impossibile assegnare ragioni.
Con la guerra tutto è perduto. Non rimane che la pace, come ricorda sempre papa Francesco. Quella pace che deve andare di pari passo con la giustizia. Una strada ora ancora più in salita, ma che non dobbiamo mai stancarci di cercare e di invocare.