Il luogo del ritorno
Nemmeno due settimane e siamo a Natale. Il rischio è quello di non rendercene conto. Si va avanti, quasi per inerzia, travolti da un lato dal tanto da fare e da finire prima del 25 dicembre, dall’altro dall’indifferenza per il significato che questo evento porta ancora con sé.
Le notizie che ci piovono addosso ci costringono a catalizzare l’attenzione su ciò che altri decidono per noi. Una valanga comunicativa ci travolge. Ci obbliga a certi ragionamenti e ce ne preclude altri.
Non ci rendiamo conto di questa distorsione e viviamo tranquilli come se non esistesse. Tuttavia, la realtà nella quale siamo inseriti è diversa da come ci viene raccontata.
Un esempio eclatante è stato fornito negli ultimi giorni dal rapporto della Caritas italiana sulle guerre nel mondo. Sono almeno 56 i conflitti in corso, ma la stragrande maggioranza delle informazioni che i mass media riservano all’argomento sono legate a quella in atto in Europa tra Russia e Ucraina e al conflitto mediorientale.
Quanto accade negli altri angoli della terra, con uomini, donne e bambini che muoiono di stenti, di fame o sotto le bombe sembra non interessare nessuno.
Gesù che viene nel mondo torna con il suo messaggio di fratellanza e di pace per tutti gli uomini amati dal Signore. Squarcia il velo di omertà e ci costringe a prendere coscienza di chi ci vive accanto. L’Emmanuele, il Dio con noi, non è un’idea, non è un pensiero e neppure una filosofia.
Non è neanche un voler essere più buoni di altri. Il Dio con noi è un incontro che cambia la vita e le assegna un valore, un senso, un motivo che la rende piena di significato.
Tutto il nostro daffare sarebbe vano senza un fine da raggiungere, pur in mezzo a tante fatiche e alle nostre mille ricadute.
Per chi e per cosa ci mettiamo in moto ogni mattino? Chi ci ha chiamato a questo mondo? Abbiamo un compito da realizzare su questa terra?
Cercare di rispondere a queste domande, in questo ultimo spicchio di Avvento, prima del Natale, potrebbe essere utile per non arrivare ancora una volta con il solito affanno dei regali e dei pranzi da preparare.
Sfruttiamo questo tempo per riscoprire ciò che vale e per attaccarci a ciò che rende presente oggi il Dio con noi. Sì, perché ancora c’è. A noi la libertà di incontrarlo. “Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro”. Il luogo cui si può sempre tornare.