Il Papa: chi osa vince
Il Papa: chi osa vince «Hai talenti? – specifica Francesco -. Metti in gioco ciò che hai. Investi sui grandi traguardi della vita»
Protagonisti. Così li vuole, li desidera e li immagina papa Francesco. Sprona i giovani raccolti in massa sabato scorso nello Sportarena di Budapest (Cfr pag. 4 edizione cartacea) . Sugli spalti non ci sta neanche uno spillo, tanto è gremito lo stadio coperto. In dodicimila sono venuti da tutto il Paese del centro Europa per ascoltare il Pontefice tornato dopo appena un anno mezzo dalla precedente visita in occasione del Congresso eucaristico. Poi indica una sua strada. Richiama un’immagine utilizzata alla Gmg di Cracovia, nel 2016. In quella occasione disse: «Non siate giovani da divano. Siate protagonisti della storia». A Budapest accenna a una frase molto simile: «Non ci vuole (Gesù, ndr) pigri e poltroni – declina -. Ci vuole vivi, attivi, protagonisti».
Cita un noto proverbio ungherese: Chi osa vince, che cerca di attualizzare con una sua ricetta valida per tutti, non solo per le nuove generazioni che nel Paese magiaro danno più spinta che non nell’Europa occidentale dove la popolazione è molto più vecchia.
Usciti dal comunismo, diversi mi hanno confermato, i giovani sono alla ricerca di qualcosa che vale per la loro vita capace di fornire risposte alle domande del loro cuore.
Ecco la ricetta bergogliana: puntare in alto e allenarsi. «Hai talenti? – specifica Francesco -. Metti in gioco ciò che hai. Investi sui grandi traguardi della vita» e sprona a non accontentarsi di un cellulare e solo di qualche amico con cui chattare.
La vita è concreta e non va virtualizzata. Il Papa, in mezzo ai giovani e nei tre giorni trascorsi a Budapest, ritrova il sorriso e la voglia di stare immerso nella folla che accorre per ascoltare una sua parola, per stringergli la mano, per calamitare un suo sguardo, come accaduto all’uscita dalla Concattedrale quando, in carrozzina, infrange i protocolli e manda in crisi gli uomini della sicurezza. Ma Francesco è anche questo.
Quello che dice davanti al sovranista Orban che i migranti non vanno respinti, ma anche che l’Europa se ne deve occupare e non può lasciare da soli cinque Paesi che elenca. Il suo viaggio non è solo politico, come la gran parte dei media vorrebbe fare intendere. È molto da pastore in mezzo al gregge. Il suo desiderio è quello di fare comprendere che incontrare Gesù e seguirlo è il meglio che può capitare. Questa è la gioia del Vangelo. Per vincere la sfida della vita, bisogna fidarsi e osare.