In mare aperto
In mare aperto Nessuno emigra per il gusto di rischiare la vita, anziché rimanere a casa sua. Le disparità nel mondo si fanno sempre più ampie e le difficoltà, per interi popoli, si acuiscono
«Siamo di fronte a un bivio». L’ha detto lunedì scorso il presidente della Cei, il cardinale Matteo Zuppi, nell’introduzione ai lavori del Consiglio permanente. «O scegliamo la cultura della fraternità o la cultura dell’indifferenza», ha proseguito il porporato. O di qua o di là, non si può restare nel mezzo.
È chiarissima l’indicazione dell’arcivescovo di Bologna. Davanti ai migranti e ai rifugiati, «la vera sfida è governare un fenomeno di dimensioni epocali e renderlo un’opportunità così come esso è». In argomento siamo intervenuti anche la scorsa settimana. Abbiamo scritto che non si può più parlare di emergenza, perché non si tratta di questione passeggera, pur complicata. È un fatto di cui prendere atto, le cui origini, ha aggiunto Zuppi, sono da ricercare in «guerre, degrado ambientale, insicurezza, miseria, fallimento di non pochi Stati».
Nessuno emigra per il gusto di rischiare la vita, anziché rimanere a casa sua. Le disparità nel mondo si fanno sempre più ampie e le difficoltà, per interi popoli, si acuiscono. È così che si generano i flussi migratori che non si sono avviati ieri e non cesseranno neppure domani. «Si tratta di esseri umani, prima di tutto; si tratta del futuro dell’Italia, in crisi demografica; si tratta di coinvolgere la popolazione in un fenomeno che crea scenari nuovi e non semplici». Tutti siamo coinvolti.
Guai a pensare che qualche decreto possa arginare movimenti di questo genere. Di fronte ci sono persone, con nomi, cognomi e volti, come abbiamo scritto sette giorni fa. «L’errore – ha proseguito Zuppi – non da oggi, è stato politicizzare il fenomeno migratorio, anche condizionati dal consenso e dalle paure». Accogliere, proteggere, promuovere e integrare sono le azioni da mettere in atto, e non solo verso i migranti. Viviamo in una società italiana non in pace, ha detto ancora il cardinale. Già questo dovrebbe farci riflettere. Femminicidi e crescita della delinquenza minorile, amplificata dai social, gettano molte ombre sulla nostra convivenza. Torna di estrema attualità la questione educativa, non un’emergenza neppure questa, ma «la quotidianità della vita della Chiesa». La speranza viene dai giovani, come si è visto con chiarezza durante la Gmg di Lisbona.
Speranza per la Chiesa e per il mondo intero. Le nuove generazioni hanno mostrato l’entusiasmo di cui sono capaci. Si sono buttate nel mare aperto dell’incontro con tutti. Un vento fresco spira per il nostro Paese e per le nostre comunità.