La guerra del gas
La guerra del gas Le guerre non si fanno solo con i carri armati. Anzi, oggi, vengono realizzate anche con grandi sfide economiche. Quella legata alle forniture del gas è solo l’ultima in ordine di tempo
Prima c’è stato il Covid. E ancora non è del tutto debellato. Poi c’è stata l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia di Putin e siamo ancora nel bel mezzo di una crisi internazionale dagli inquietanti risvolti nucleari. Adesso siamo alle prese con la guerra del gas che, se non si combatte in prima linea, costringe tutti in Europa a una lotta all’ultimo centesimo di euro.
Siamo solo all’inizio, ha detto martedì mattina in diretta su Radiouno, il direttore del “Sole 24 ore”, Fabio Tamburini. Un’affermazione, da parte di un giornalista specializzato in materie economiche, che contribuisce ad aumentare l’ansia nei cittadini che assistono impotenti al crescente aumento dei costi legati all’energia. Lo abbiamo sostenuto più volte: le guerre non si fanno solo con i carri armati. Anzi, oggi, vengono realizzate anche con grandi sfide economiche. Quella legata alle forniture del gas è solo l’ultima in ordine di tempo. Fino a poche settimane fa eravamo qua a discutere del grano e dei timori per l’Africa che sarebbe stata messa alla fame dai ripetuti rincari del prezzo del pane.
Anni fa, in tempi non sospetti, ci siamo consegnati armi e bagagli a Putin che si stava dimostrando, allora, amico dell’Italia e di buona parte dell’Occidente.
La Russia usciva dal comunismo che aveva appiattito l’intera società sovietica in un egualitarismo demotivante per milioni di cittadini. Poi la perestroika di Gorbaciov aveva contribuito ad avvicinare i due mondi presenti nel vecchio continente che iniziarono a non guardarsi più in cagnesco. Con Putin sembrava andare tutto bene, fino a quando non ha cominciato a pensare di nuovo che la Russia dovesse tornare come ai tempi degli zar e che lui fosse chiamato a ripristinare vecchi confini più ampi e, a suo dire, più sicuri per la Russia e per i russi.
Il resto è cronaca recente. Dal 24 febbraio scorso va avanti una guerra che ha già causato decine di migliaia di morti e distrutto vaste aree. L’Europa tenta di reagire compatta, ma a ragionare in 27 non è per nulla semplice. Alle sanzioni imposte all’invasore si contrappone il taglio delle forniture delle materie prime, con i prezzi che ogni giorno segnano nuovi record. L’autunno ormai alle porte impone decisioni immediate. Occorre fare fronte compatto, anche in Italia e anche se siamo in campagna elettorale. Poi bisogna puntare convinti su soluzioni alternative per renderci in breve indipendenti dalla Russia e per non rischiare di soccombere sulla nuova trincea per il gas.