La pace, illusione?
Area mediorientale sempre più tormentata. Non abbiamo fatto in tempo ad apprendere della raggiunta tregua, fragilissima, tra Israele e il Libano, che già è scoppiata un’altra crisi nella vicina Siria.
Tutta la zona è di altissimo interesse per le maggiori potenze al mondo. Il petrolio, i traffici internazionali e le tensioni che da sempre in quei luoghi si respirano fanno da miccia pronta a incendiarsi a ogni minima occasione. È accaduto anche nei giorni scorsi.
Su Avvenire di martedì scorso Fulvio Scaglione ha delineato la geografia degli scontri in atto. Si tratta di intrecci tanto complicati nei quali è facilissimo smarrirsi. Un quadro riassuntivo può essere questo: «Le guerre in cui si è impegnato Israele hanno rotto l’equilibrio. Le basi dell’Iran in Siria sono state colpite a ripetizione e l’Hezbollah libanese, legato all’Iran, è stato decimato. La Russia è fin troppo impegnata in Ucraina e ha trasferito su quel fronte uomini e mezzi prima dispiegati in Siria. Erdogan ha atteso che il logoramento dei rivali toccasse il massimo grado e poi ha agito».
La Siria è ora di fatto divisa in tre fasce: al nord sotto la tutela diretta o indiretta della Turchia. L’area curda «in uno stato di parziale autonomia tra patti con Assad e tutela Usa». Il resto, sotto il controllo di russi, iraniani e regime siriano.
Una babele, potremmo aggiungere. Una babele non solo di lingue, ma di guerre. Degli uni contro gli altri, con il popolo siriano che rimane sotto gli attacchi di nemici di ogni genere. Ma sempre nemici sono. Gente che combatte in quelle terre martoriate, che hanno smarrito la parola pace.
Davanti a noi si presenta il Natale, a una ventina di giorni di distanza. Tutti avremmo nel cuore il desiderio di vedere scritta la parola fine sulle troppe guerre in corso. Lo auspichiamo per quella tra Russia e Ucraina, ormai ai tre anni di conflitto, per la quale non si intravede soluzione all’orizzonte.
E la vorremmo anche per il Medio oriente, per la Striscia di Gaza e per gli altri teatri di scontri a fuoco.
L’Anno santo che si aprirà la notte del 24 dicembre mette al centro il tema della speranza. Il Giubileo è, per dna, occasione di svolta e di ripartenza. Si tratta di un’illusione?
La voce di papa Francesco si alza forte quasi ogni giorno per invocare la pace e chiedere aiuti a tutti gli uomini di buona volontà. E noi, semplici cittadini e leader delle nazioni, che uomini e donne vogliamo essere alla vigilia del 2025?