La ricetta Draghi

La ricetta Draghi Mario Draghi ha presentato lunedì scorso a Bruxelles il suo “Rapporto sul futuro della competitività europea”. L’ha fatto a modo suo, andando al nocciolo delle faccende che riguardano tutti noi e le generazioni future di questo continente ormai troppo vecchio e impegnato per lo più a difendere privilegi acquisiti

Un incarico ricevuto da Ursula von der Leyen. Più di un anno fa. Mario Draghi ha presentato lunedì scorso a Bruxelles il suo “Rapporto sul futuro della competitività europea”. L’ha fatto a modo suo, andando al nocciolo delle faccende che riguardano tutti noi e le generazioni future di questo continente ormai troppo vecchio e impegnato per lo più a difendere privilegi acquisiti. «L’unico modo» per affrontare le sfide che si parano davanti, si legge nella ricetta Draghi, «è crescere e diventare più produttivi, preservando i nostri valori di equità e inclusione sociale». E si indica la strada: riforme e politiche comuni su investimenti, innovazione, decarbonizzazione, equità sociale.

L’ex presidente del Consiglio cita i valori fondamentali dell’Europa. Vuole ricordare perché esiste questa istituzione, non un cappio al collo, come qualcuno, anche in Italia, da tempo vuole far credere. L’abbiamo creata per garantire ai cittadini «prosperità, equità, libertà, pace e democrazia in un ambiente sostenibile». Se non saremo più in grado di farlo, l’Europa, avverte Draghi, «avrà perso la sua ragion d’essere».

Il già presidente Bce conosce i meccanismi economici. Li sa usare, li maneggia con cura e sa anche quali sarebbero le leve da azionare. Nella sua ricetta, composta da oltre 60 pagine, ha parlato di 170 azioni percorribili per mantenere l’Europa economica e sociale al passo con i tempi. Non un’opzione tra le tante, ma quello che si deve realizzare se vogliamo competere con Usa e Cina. Se vogliamo avere ancora una parola da dire in questo mondo sempre più tecnologico, dal quale rischiamo di venire estromessi. Le chiavi sono l’high tech e l’innovazione, ha ribadito Draghi senza mezze misure. Servono investimenti, vista «l’urgenza e la sfida sacra» che siamo chiamati ad affrontare. Prima di tutto in tecnologia, come si sta facendo grazie ai fondi Pnrr. Ma ancora non basta.

Dobbiamo trattenere i talenti, puntare sui giovani e sulle famiglie. Il calo demografico è un incubo per il vecchio continente. «Non percepiamo la gravità della situazione», ha ammonito Draghi.

Infine «urgenza e concretezza». Basta giri di parole e le sterili polemiche che costellano le nostre stagioni politiche. Se l’Europa non diventerà più produttiva, «non saremo più in grado di finanziare il nostro modello sociale. Questa è una sfida esistenziale».

La palla passa alle istituzioni Ue e ai governi nazionali. E anche a noi cittadini. Siamo tutti avvisati.