Nessuna giustificazione

Nessuna giustificazione Bellissimo. È il commento che mi è uscito al termine della lettura del documento sulla Fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune sottoscritto lunedì scorso da papa Francesco e dal grande imam di Al-Azar Ahmad Al-Tayyeb. È un testo da leggere d’un fiato, prima di giudicarlo e liquidarlo. Un esercizio facile da compiere cui invito tutti i lettori.

Bellissimo. È il commento che mi è uscito al termine della lettura del documento sulla Fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune sottoscritto lunedì scorso da papa Francesco e dal grande imam di Al-Azar Ahmad Al-Tayyeb. È un testo da leggere d’un fiato, prima di giudicarlo e liquidarlo. Un esercizio facile da compiere cui invito tutti i lettori.

Merita. Fidatevi. I due leader religiosi prendono in considerazione tutti i mali del mondo e tentano una strada per contrastarli e proporre una nuova via, fatta di fratellanza, dialogo, incontro, amicizia, conoscenza reciproca, tolleranza. Nella reciproca libertà. Opponendosi con tutte le forze alle discriminazioni, alle guerre, alle violenze, a chi sfrutta le religioni per interessi di parte e si affida al fanatismo cieco per raggiungere i propri scopi e sconfiggere l’avversario.

Unirsi e lavorare assieme, un’affermazione, messa nero su bianco, che ha dell’incredibile e che fino a poco tempo fa sarebbe stata impensabile e ora è una realtà con la quale confrontarsi. Un impegno a diffondere, promuovere e difendere in ogni luogo e in ogni sede istituzionale questi valori comuni che costituiscono il nocciolo duro e buono su cui costruire le nostre società.

Quali sono, allora, questi valori a cui ispirarsi? La pace, la giustizia, il bene, la bellezza, la fratellanza umana e la convivenza comune: tutti questi assieme costituiscono “un’ancora di salvezza per tutti”, da diffondere ovunque. Sì, perché la coscienza umana al momento è troppo anestetizzata e il predominio dell’individualismo e delle filosofie materialistiche “dividono l’uomo e mettono i valori mondani e materiali al posto dei principi supremi e trascendenti”. In un clima “di generale frustrazione, di solitudine e di disperazione”, molti cadono “nel vortice dell’estremismo ateo e agnostico, oppure nell’integralismo religioso, nell’estremismo e nel fondamentalismo cieco” che portano a vivere, quasi senza rendersene conto, una “terza guerra mondiale a pezzi”.

Basta guerre e stop allo spargimento di sangue perché le religioni non sollecitano mai sentimenti di odio né invitano alla violenza. Attenzione a un’equa distribuzione delle risorse naturali, delle quali oggi beneficia solo una minoranza. Attenzione alla famiglia: attaccarla “rappresenta uno dei mali più pericolosi della nostra epoca”. Al risveglio del senso religioso per fronteggiare tendenze egoistiche e il radicalismo. E poi la vita, per custodirla, “un dono che nessuno ha il diritto di togliere, minacciare o manipolare. Anzi, tutti devono preservarla “dal suo inizio fino alla morte naturale”. Quindi no a genocidi, atti terroristici, spostamenti forzati, traffico di organi umani, aborto e eutanasia.

Infine una vera e propria dichiarazione di intenti, per difendere e diffondere, tra le diverse enunciazioni, “la giustizia basata sulla misericordia, il dialogo tra credenti, la protezione dei luoghi di culto, il concetto di cittadinanza” e di piena cittadinanza che rinuncia “all’uso discriminatorio del termine minoranze che porta con sé i semi del sentirsi isolati e dell’inferiorità”.

Un paragrafo del documento è dedicato al ruolo della donna, dal diritto all’istruzione, al lavoro all’esercizio dei diritti politici, proteggendola dallo sfruttamento sessuale e dal trattarla come merce o mezzo di piacere o di guadagno economico. Poi ancora i bambini e gli anziani, i deboli, i disabili, gli oppressi. Non manca nessuno, in questo invito alla riconciliazione e alla fratellanza rivolto a tutti, credenti e non credenti, a tutte le persone di buona volontà.

Una chiamata pressante rivolta anche noi, presi uno a uno, per quanto ciascuno può realizzare. Rimane certo che nessuno può chiamarsi fuori. L’appello è nominale. Niente giustificazioni.