Politica e teatrino
Politica e teatrino Irresponsabili. Con questa parola si può riassumere l’atteggiamento dei partiti e dei politici nostrani che ci hanno condotto a una crisi di governo che ha del surreale
Irresponsabili. Con questa parola si può riassumere l’atteggiamento dei partiti e dei politici nostrani che ci hanno condotto a una crisi di governo che ha del surreale.
Giochi e sgambetti di corridoio, ripicche personali, tornaconti elettorali hanno affossato l’esecutivo di Mario Draghi. Il presidente del Consiglio, una delle personalità più stimate al mondo che tanti Paesi ci invidiano, è stato abbandonato prima da Giuseppe Conte e da quel che resta del movimento fondato da Grillo, poi dal peggiore populismo targato Matteo Salvini solo per meri giochi di potere. Sono caduti nel vuoto gli infiniti appelli alla responsabilità arrivati da ogni parte, in specie dalla società civile. Duemila sindaci di ogni orientamento politico si sono spesi per chiedere a Draghi di rimanere. Il presidente della Cei, il cardinale Matteo Zuppi, aveva richiamato tutti ai propri impegni con un solo obiettivo: il bene dell’Italia e degli italiani. Tutto è risultato inutile. Ha vinto il teatrino della politica.
Hanno vinto gli interessi di bottega, altroché la responsabilità. Siamo un Paese ancora immaturo, almeno nella classe che ora lo rappresenta, con un Parlamento molto lontano dal sentire della gente. Una democrazia immatura, tanto è vero che per gestire la difficile partita della ripresa dopo la pandemia si è stati costretti a
chiamare l’ex presidente della Bce per mettere in campo azioni serie, capaci di far crescere credibilità e affidabilità verso il Belpaese di solito guardato con malcelato sospetto. Con Draghi l’Italia è tornata a essere un attore importante nei consessi internazionali. Invece, siamo stati capaci di licenziare il capo del governo, anche in brutta maniera, ciascuno convinto, tra M5s e centrodestra, di portare a casa qualche voto in più alle prossime elezioni politiche del 25 settembre.
Votazioni da tenere in fretta, come voluto dal presidente Mattarella, per non perdere tempo che potrebbe essere prezioso. Adesso già diversi sostengono, ribaltando la realtà, che Draghi è stato duro e non è andato incontro alle richieste dei partiti. Sarà sufficiente ricordare che lo stesso Draghi è stato chiamato per eseguire un mandato affidatogli dal presidente della Repubblica e che lui non è un politico, ma un tecnico prestato al Paese per cercare di uscire dalle secche di una crisi di portata epocale.
Draghi stava riuscendo nell’intento, in particolare sul Pnrr che ora rimane a metà del guado. Questo è quello che hanno voluto alcune forze politiche, inutile girarci attorno. Questo è quello che non volevano molti italiani.