Proviamoci
Saranno mille i delegati provenienti dalle diocesi di tutt’Italia – anche dalla Romagna - chiamati da venerdì a domenica a dare vita alla prima assemblea sinodale della Chiesa italiana
Intercettare il bisogno di Dio negli uomini di oggi. Insieme. E trovare strade nuove per dissetarlo. Tra le pieghe della ricerca del Censis sugli italiani, la fede e la Chiesa, anticipata domenica scorsa da “Avvenire” si legge questo grande punto di domanda.
Un tema, anzi il tema che la Chiesa di oggi si pone da tempo, di fronte alle tante crisi rese evidenti con il Covid ma dalle origini ben più antiche. Il sondaggio parla chiaro e offre dati concreti sui quali riflettere. Ne citiamo solo alcuni: tra i mille italiani che facevano parte del campione il 71,1 per cento si definisce cattolico, ma solo il 15,3 praticante. Tra i praticanti, poco meno del 15 per cento dice di non ritrovarsi dentro la Chiesa così com’è oggi. Le ragioni? Alcuni la vedono come un’istituzione “antica”, altri non vedono una linea chiara, altri ancora la accusano di maschilismo.
Al netto di questo, due italiani su tre dichiarano di “pregare” o di rivolgersi a Dio: tra essi anche il 65 per cento dei non praticanti e l’11 per cento dei non credenti.
Saranno mille anche i delegati provenienti dalle diocesi di tutt’Italia – anche dalla Romagna – chiamati da venerdì a domenica a dare vita alla prima assemblea sinodale della Chiesa italiana. Il cammino non inizia oggi ma nei numeri della ricerca trova la sua urgenza. C’è un passo da fare per stare accanto alla gente.
Occorre farlo insieme, uomini e donne, laici e sacerdoti, persone provenienti da tutte le regioni, a partire dalla realtà che abbiamo davanti. Questa è la “rivoluzione” che può nascere dal sinodo. Non tanto quella dottrinale. E nemmeno di rapporti di forza tra uomini e donne, preti e laici, dentro la Chiesa. Non è questione di facciata, di un nome di donna in più, la “quota rosa” a un tavolo di relatori. Non ci sono bandierine da piantare, equilibri di potere da stravolgere. Chi la vive così, guarda il dito, invece di puntare la luna. C’è molto di più: mille persone che sognano insieme la Chiesa di domani. Che hanno alle spalle tutte le altre che, nelle loro diocesi, hanno partecipato anche solo a un gruppo sinodale.
Riusciranno a cambiare qualcosa, a trovare strade per intercettare quel bisogno di Dio? Nessuno lo sa, ma i numeri della ricerca Censis ci dicono che è indispensabile provarci.
La partita è cruciale, come ha spiegato ad Avvenire il vescovo Antonello Mura, membro di presidenza del Comitato del cammino sinodale: «Cambiare è il modo della Chiesa di vivere e di essere nel tempo». Questione di identità. E di missione.