Questo Mistero ci avvolge
Questo Mistero ci avvolge Il Papa, lì davanti al mondo, venerdì sera al termine della via Crucis, abbracciato alla Croce. Appoggiato alla Croce. Un’immagine indelebile. E innanzi a sé la piazza vuota, desolata. Senza nessuno, eppure piena di tutti noi. Direi, stracolma come non mai
Già venerdì 27 marzo la lezione per tutti noi e per tutto il mondo era stata enorme. Quell’uomo solo, in quella piazza deserta, sotto la pioggia battente davanti al Crocifisso. E la preghiera, forte, a nome di ciascuno di noi, in quel grido rivolto al Padre perché custodisca i suoi figli in questi giorni così tribolati.
Nella sera del Venerdì Santo altra piazza vuota e il Papa ancora una volta solo, in quegli spazi enormi che incutono timore, se non paura. Impressionante. Davvero.
Da rimanerci ancora una volta senza parole. Una forza inaudita in quel gesto così forte, nel giorno in cui non solo si fa memoria, ma si rivive la passione di Cristo, un passaggio terribile. Il solo pensiero di quanto accaduto in quelle tragiche ore dovrebbe farci vergognare come umanità intera. Eppure, quella crocifissione avviene ancora, ogni volta che io tradisco un mio fratello, come Gesù stesso ha ripetuto più volte: “Quello che avrete fatto a ogni mio fratello più piccolo l’avrete fatto a me”.
Il Papa, lì davanti al mondo, venerdì sera al termine della via Crucis, abbracciato alla Croce. Appoggiato alla Croce.
Un’immagine indelebile (vedi foto a pagina 3 edizione cartacea). E innanzi a sé la piazza vuota, desolata. Senza nessuno, eppure piena di tutti noi. Direi, stracolma come non mai.
Mai come in queste settimane ho ascoltato amici e conoscenti invocare preghiere per sé e per tutti, nel momento in cui uno non sa più a chi affidarsi. Allora ci si aggrappa a Colui che sempre ci aspetta, come il padre misericordioso che attende ogni giorno il figliol prodigo e scruta l’orizzonte nell’attesa del suo rientro a casa.
Quella piazza vuota era piena come non mai. Ne sono certo. Io c’ero e tantissimi come me erano lì, su quel calvario che oggi il Coronavirus impone a tutti, in una stagione del tutto nuova, ripidissima da attraversare. Impensabile solo fino a poche settimane fa.
E poi Francesco, quando tutti ci saremmo attesi una sua riflessione, come indicato nel libretto che accompagna la celebrazione della via Crucis, è rimasto in silenzio. Ha impartito la benedizione. È rimasto fermo un po’ in silenzio e poi, sempre in silenzio, se ne è andato.
Allora, che si può dire di più? Null’altro. Il Sabato Santo è il giorno del silenzio, come ha voluto indicare anche Bergoglio venerdì scorso. Meditazione e silenzio, con lo sguardo rivolto su quel monte dove Cristo ha dato la vita per noi. Per me, per te, per ciascuno di noi. Uno a uno. Quasi da non crederci, tanto è sconfinato questo Mistero che ci abbraccia e ci consola.