Ripresa e speranze

Ripresa e speranze Dopo due anni di pandemia e di interventi in svariate direzioni, adesso è il momento di non tirarsi indietro e di sostenere la ripresa che tanto forte si è manifestata nel 2021, molto più di un semplice rimbalzo tecnico

Giornate intense, per il governo Draghi. Non c’è solo la guerra in Ucraina a inquietare i sonni del presidente del Consiglio. Le questioni economiche legate al conflitto in corso nel cuore dell’Europa destano più di una preoccupazione all’esecutivo italiano già alle prese con l’invio di armamenti richiesti a gran voce dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Non è per nulla semplice districarsi tra equipaggiamenti di difesa forniti a un Paese attaccato e accuse di entrare come protagonisti negli scontri e nei bombardamenti in corso dal 24 febbraio. Un gran ginepraio in cui la diplomazia italiana cerca una via d’uscita onorevole, salvaguardando da un lato la non belligeranza e dall’altro il sostegno, per molti versi opportuno, a chi è sotto attacco.

Le guerre, come sempre è accaduto, si combattono anche sui fronti economici. I pacchetti di sanzioni, già cinque e si discute del sesto, messi in atto dall’Unione europea nei confronti della Russia, e le contromosse di Putin sul gas e i pagamenti in rubli delle forniture energetiche, confermano che c’è battaglia anche sul piano delle economie dei singoli Stati. Conosce molto bene questi meccanismi il presidente Draghi che ha guidato a lungo e con non poca determinazione la Banca centrale europea, in difesa dell’euro e degli Stati che vi aderiscono. Ora, da capo del Governo, cala una serie di provvedimenti, gli ennesimi, a sostegno di famiglie e imprese.

Dopo due anni di pandemia e di interventi in svariate direzioni, adesso è il momento di non tirarsi indietro e di sostenere la ripresa che tanto forte si è manifestata nel 2021, molto più di un semplice rimbalzo tecnico. Lo spettro della stagflazione, una sorta di mix micidiale tra inflazione e stagnazione, è dietro l’angolo. Se il costo della vita è in aumento di almeno il 6 per cento, ora non ci si può permettere che si abbini a una stagnazione economica.

Sarebbe il peggio che potrebbe capitare. Ecco perché autorità di governo e monetarie sono così restie verso un rialzo dei tassi di interesse.

Ciò causerebbe una stretta creditizia tale da non sostenere la crescita necessaria per la ripresa che molti si attendono. Bene allora ha fatto il Governo italiano a varare robuste cure di sostegno dell’economia. Con bassi tassi di interesse, e con l’attesa per una soluzione al conflitto tra Russia e Ucraina, l’Italia getta le basi per una ripresa che sarebbe salutare e auspicabile. Il contesto internazionale non è favorevole, ma la speranza è che lo diventi al più presto.