Scatto in avanti

Scatto in avanti L’esperienza del sinodo portato avanti nelle Diocesi italiane, anche nella nostra, racconta di una vitalità fresca e soprattutto desiderosa di trasmettere la bellezza di un’esperienza

Una Chiesa che si interroga. E si mette in discussione, col desiderio di chi vuole porsi come compagno di viaggio dell’uomo di oggi. L’immagine che subito torna alla mente è quella dei discepoli di Emmaus: non ci ardeva forse il cuore…? Diciamolo: è bello e consolante. Che la comunità cristiana decida di fermarsi e di riflettere sulla propria vita non è un evento per nulla scontato.

L’esperienza del sinodo portato avanti nelle Diocesi italiane, anche nella nostra, racconta di una vitalità fresca e soprattutto desiderosa di trasmettere la bellezza di un’esperienza. Come ci hanno indicato in maniera forte gli ultimi due pontefici, Benedetto XVI e Francesco, il cristianesimo si diffonde per attrazione, non per proselitismo.

I contributi scritti giunti al gruppo che in seguito li ha condensati nelle dieci pagine inviate alla Cei descrivono parrocchie, gruppi, movimenti, associazioni e singoli che hanno deciso di dire la loro per contribuire a quello scatto in avanti che i tempi complessi richiedono con urgenza. Non si può più stare ad aspettare sulla soglia di casa.

L’inquietudine regna un po’ ovunque e può costituire quella sana molla capace di fare muovere i primi passi verso un incontro che può risultare decisivo. È l’esperienza accaduta a tanti di noi, confermata al risveglio di ogni mattino. Da quel punto nasce e riparte il desiderio di mettersi in gioco. Da lì emerge la forte richiesta di maggiore dialogo e confronto, di quell’ascolto segnalato forse come la più diffusa mancanza all’interno del nostro mondo cosiddetto cattolico.

Non si tratta di critiche. Sono stati espressi, in maniera semplice e decisa, dei bisogni avvertiti un po’ ovunque. Il cammino percorso negli ultimi mesi può costituire una base di ripartenza. Lo stile è stato sperimentato: sacerdoti, consacrati e laici insieme, con responsabilità diverse. Così come vuole essere la Chiesa, il corpo mistico di Cristo.

Ogni membro ha una propria funzione e un compito da assolvere, ma le varie membra assieme formano un corpo unico, “perché siano una sola cosa”, come si legge nel capitolo 17 del vangelo di Giovanni.

Condividere, accompagnare e testimoniare sono i verbi da praticare per diffondere la bellezza di ciò che si sperimenta ogni giorno. Dal sinodo emerge netta la strada da percorrere: una Chiesa (ognuno di noi) capace di essere madre accogliente e premurosa, che non giudica, ma abbraccia e perdona.