Senza stancarsi mai
Senza stancarsi mai Tre azioni che caratterizzano il buon giornalismo: ascoltare, approfondire, raccontare. Perché il rischio, ha aggiunto il Pontefice «è quello di lasciarsi schiacciare dalle notizie invece di riuscire a dare ad esse un senso»
Tre verbi, un’unica pista. I tre verbi li ha elencati papa Francesco il 13 novembre scorso incontrando i giornalisti accreditati presso la Sala Stampa della Santa Sede. Tre azioni che caratterizzano il buon giornalismo: ascoltare, approfondire, raccontare. Perché il rischio, ha aggiunto il Pontefice «è quello di lasciarsi schiacciare dalle notizie invece di riuscire a dare ad esse un senso».
Vado a prestito dei suggerimenti del Papa alla vigilia della Giornata, domenica 28 novembre, che le nostre Diocesi dedicano alla diffusione e al sostegno del quotidiano Avvenire e delle nostre tre testate, Il Piccolo, Risveglio e Corriere Cesenate.
La nostra, più che una professione, è una missione. L’ha ribadito anche Francesco nel discorso citato sopra.
Un po’ come quella del medico. Il nostro lavoro, il nostro tentativo, potrei azzardare, è quello di leggere e di interpretare la realtà nella quale siamo immersi.
Siamo presenti nel panorama editoriale locale con le versioni cartacee e con quelle digitali. Il nostro impegno quotidiano si è moltiplicato e dilatato a dismisura. In pratica non finisce mai. Questo è un mestiere dal quale non si stacca. Aggiungo: non si può staccare. Se lo si incarna con passione, come nelle nostre redazioni cerchiamo di realizzare, non si smette mai di essere giornalisti. È una professione che entra nella carne e costringe a rimanere inquieti e vigilanti, senza stancarsi mai. Animati dalla curiosità di scoprire e attenti a quanto ci circonda. Pronti a leggere i fatti del giorno alla luce dell’esperienza di fede, quella che dà senso alla nostra vita e al nostro lavoro.
È quello che vorremmo mettere in campo noi adottando come stile i tre verbi proposti da Francesco. Prima di tutto restando in ascolto di ciò che succede nel territorio, in Italia e nel mondo. Poi tentando di approfondire le notizie, senza farci schiacciare dalla Rete che ci pervade con messaggi a getto continuo. Tocca a noi saper tradurre, con linguaggio giornalistico, e da testimoni credibili, ciò che abbiamo visto e conosciuto in una narrazione adatta a tutti, senza lasciare indietro nessuno.
I nostri sono stati spesso definiti come giornali della Chiesa e della gente. Fogli popolari nati da ben oltre un secolo e pensati già allora come piazze sulle quali ci si incontra e ci si confronta. Questo obiettivo resta valido anche oggi. I tempi sono molto mutati, ma la nostra vocazione rimane la stessa.