Tenere insieme gli opposti
Tenere insieme gli opposti Bergoglio non usa mezzi termini, come si addice al suo stile, e non perde l’occasione per ribadire quello in cui crede. “Nessuno può vivere isolato o indipendente dagli altri. La vita sociale non è costituita dalla somma delle individualità, ma dalla crescita di un popolo”. Persona e popolo, torniamo da dove siamo partiti. È il pallino di Francesco: tenere insieme elementi che appaiono in contraddizione.
Singolo e popolo. Persona e comunità. Bene comune e dignità della persona. Non una somma di individui, ma un insieme con un motivo forte per restare unito. Non più scarti, esclusi, ma inclusione, attenzione all’altro, in specie a chi soffre. Relazioni, misericordia, tenerezza, non soldi per fabbricare altri soldi, ma il lavoro affinché uno possa provvedere a se stesso e alla sua famiglia.
Raccolgo in queste poche righe la forza usata da papa Francesco nell’intervista concessa a Il Sole 24 ore venerdì della scorsa settimana, la prima volta per un giornale economico-finanziario. Si tratta di una sorta di piccola enciclica, come lo spesso Pontefice ha confidato al direttore del quotidiano della Confindustria, Guido Gentili.
Bergoglio non usa mezzi termini, come si addice al suo stile, e non perde l’occasione per ribadire quello in cui crede. “Nessuno può vivere isolato o indipendente dagli altri. La vita sociale non è costituita dalla somma delle individualità, ma dalla crescita di un popolo”. Persona e popolo, torniamo da dove siamo partiti. È il pallino di Francesco: tenere insieme elementi che appaiono in contraddizione.
Globale e locale, per continuare nell’elenco. Memoria del passato e coraggio del futuro. È la sintesi delle pluralità opposte, di una polarità dinamica, come si può leggere nel volume di Massimo Borghesi, “Jorge Mario Bergoglio, una biografia intellettuale”.
Papa Francesco spiazza in ogni occasione. Prende in contropiede il nostro cristianesimo da salotto e scuote il nostro quieto vivere adagiato sul formalismo più che su una sequela incarnata. “Il Signore promette ristoro e liberazione – ha detto ancora il successore di Pietro nell’intervista al Sole– a tutti gli oppressi del mondo, ma ha bisogno di noi per rendere efficace la sua promessa. Ha bisogno dei nostri occhi per vedere le necessità dei fratelli e delle sorelle. Ha bisogno delle nostre mani per soccorrere. Ha bisogno della nostra voce per denunciare le ingiustizie commesse nel silenzio, talvolta complice, di molti. Soprattutto il Signore ha bisogno del nostro cuore per manifestare l’amore misericordioso di Dio verso gli ultimi, i reietti, gli abbandonati, gli emarginati”.
Si tratta di parole molto forti, quasi violente nella loro energia rivoluzionaria, proprio come è rivoluzionario quel Vangelo che la domenica ascoltiamo distratti e poi dimentichiamo in fretta. Bergoglio è fautore della coincidentia oppositorum, del tenere insieme gli opposti, dell’unità dei contrari: gli imprenditori con gli operai, i bambini con gli anziani, il grande con il piccolo, il povero con il ricco, nella vasta famiglia della Chiesa che tutti ascolta e accoglie a braccia aperte.