Una presenza viva

Una presenza viva La comunità cristiana è presente, nonostante i numeri diminuiscano, come indicano le basse frequenze alla Messa domenicale. È presente sul territorio, in mezzo alla gente, anche dove di persone ne sono rimaste poche. Le distanze marcano i confini e le diversità, ma il desiderio di sentirsi parte viva si avverte identico ovunque

“La Parola di Dio non si incatena”. L’ho trovato scritto, su un mega quaderno, all’ingresso di una chiesa di collina, giovedì scorso.

Una chiesa aperta, pulita, in ordine nella penombra. Gel all’ingresso, disposizioni per il contrasto al Coronavirus, come in gran parte di quelle visitate nel mio giro per la consegna delle copie del nostro settimanale, in vista della giornata annuale dedicata al Corriere Cesenate e ad Avvenire che si è celebrata domenica scorsa.

A San Vittore, a San Carlo e a Borello uno si può aspettare di trovare le chiese aperte.

Siamo ancora in paesi dove il via vai mattutino può prevedere un visita a Gesù eucarestia pure in questo periodo di Covid.

Ma anche in media e alta valle del Savio ho trovato tutto aperto. Persino nella frazione di Alfero, dove il fedele è invitato a entrare dalla porta laterale.

Ho fatto tante soste brevi in preghiera. Ho cercato il cero acceso che indica il Santissimo. L’ho trovato ovunque e mi sono sentito accolto. Poi le persone, di grande calore tutte quelle incontrate. Il sacerdote che non vedo da tempo e che vuole condividere qualche impressione con chi viene dalla curia diocesana e i rapidi scambi di opinione con quanti si prodigano per aiutare il parroco nella guida della comunità.

Ho avvertito l’affetto di una chiesa viva, pur nella fatica di un periodo difficile che impone limitazioni. I nostri preti non si scoraggiano. Adottano tutte le precauzioni.

Indicano sulle panche dove ci si può sedere e dove è proibito per il distanziamento da assicurare. Ma non si perdono d’animo perché, come ricorda San Paolo, la Parola di Dio non si incatena, neppure con la pandemia.

Stessa situazione al mare, con le porte aperte per fare entrare chiunque si avvicini. Lo ammetto: mi sono sentito sempre abbracciato, anche quando non ho incontrato nessuno. Ho avvertito una sensazione piacevole che nell’arco della giornata mi ha fatto sentire a casa mia, anche se lontano dalle consuete tappe quotidiane.

La comunità cristiana è presente, nonostante i numeri diminuiscano, come indicano le basse frequenze alla Messa domenicale. È presente sul territorio, in mezzo alla gente, anche dove di persone ne sono rimaste poche. Le distanze marcano i confini e le diversità, ma il desiderio di sentirsi parte viva si avverte identico ovunque.

Una giornata consolante, di certo. Forse anche di più: oltre 200 chilometri e tante ore di auto mi hanno consentito di toccare da vicino che la parrocchia è davvero la casa tra le case, una presenza viva che si fa vicina in ogni situazione. Anche a chi capita solo di passaggio, una volta l’anno.