Una stima reciproca
Una stima reciproca Chiedere ogni anno il rinnovo dell’abbonamento è come scommettere un’altra volta. Nulla va mai dato per scontato. Proprio come non riteniamo per acquisito il nostro lavoro. Anzi, con il nostro lavoro ci mettiamo in vetrina, sotto il giudizio di tutti, in particolare di voi con i quali il rapporto è stretto e dura da lunghi anni, segno di una stima reciproca.
Un nuovo anno da vivere insieme. Abbiamo titolato così la nuova campagna abbonamenti avviata la scorsa settimana. Sì, vogliamo stare uniti, vicini. Vogliamo confrontarci. Dialogare. Ascoltarci. Metterci insieme. Ritrovarci ogni settimana su questa piazza di carta composta da noi, ragionata e messa in pagina con un unico pensiero rivolto a voi, cari lettori.
Sì, perché senza i lettori, senza gli abbonati, senza chi ci sostiene fidandosi di noi e scommettendo a scatola chiusa su un nuovo anno che si apre, senza di voi, tutti, considerati uno a uno, non potremmo fare questo giornale. E tanto meno potremmo aggiornare il nostro sito online che ogni giorno di più si popola di navigatori che accedono alle nostre pagine (molti sono i provenienti da Facebook).
Chiedere ogni anno il rinnovo dell’abbonamento è come scommettere un’altra volta. Nulla va mai dato per scontato. Proprio come non riteniamo per acquisito il nostro lavoro. Anzi, con il nostro lavoro ci mettiamo in vetrina, sotto il giudizio di tutti, in particolare di voi con i quali il rapporto è stretto e dura da lunghi anni, segno di una stima reciproca.
I tempi per l’editoria sono difficilissimi. L’online ha sbaragliato il campo e tolto certezze. Gran parte del lavoro giornalistico su internet oggi è possibile in virtù dei fogli cartacei. E ciò non vale solo per i giornali locali, ma anche per quelli nazionali che assicurano la presenza in rete grazie all’edizione che va in edicola o nelle case degli abbonati.
Domenica scorsa abbiamo celebrato la Giornata diocesana della stampa cattolica. Il nostro settimanale e Avvenire hanno avuto una diffusione straordinaria, presenti in quasi tutte le chiese. Una distribuzione massiccia che ci ha impegnati e ci ha visti a fianco del quotidiano nazionale cattolico. Due strumenti, ha scritto il vescovo Douglas, grazie ai quali “si tocca con mano che chi non ha voce, chi non ha strumenti per farsi ascoltare, gli ultimi, i bambini non nati, i poveri, gli stranieri, trovano in questi organi di stampa come un trampolino di lancio per far sentire il loro grido di aiuto, a volte la loro disperazione”.
Queste parole di monsignor Regattieri più che un complimento suonano per noi come monito, come impegno. Vorremmo continuare a essere strumento per chi non ha altre possibilità di farsi sentire. Vorremmo essere controcorrente, lontani dalle mode, vicini alla gente. In mezzo alla gente. Una voce per raccontare quello che altri non dicono. Per narrare un’altra faccia della realtà che comunque esiste, pulsa, soffre. Ma è anche buona e bella. E soprattutto vera.