Aprire la porta e condividere il dono

Aprire la porta e condividere il dono "Da mamma accolta a mamma accogliente": testimonianza venerdì 31 gennaio in Seminario

La proposta di istituire una giornata annuale da dedicare alla difesa della vita sorse all’interno dell’allora Commissione famiglia della Cei nella primavera del 1978, poco prima dell’approvazione della legge 194 che legalizzò l’aborto. I vescovi italiani dissero che “la Chiesa non si rassegnava e non si sarebbe rassegnata mai”. Venne così stabilito che la giornata cadesse il primo sabato e domenica di febbraio.

Siamo alla 42esima Giornata e, come fin dalla prima ricorrenza, i vescovi inviano una lettera, in cui il tema della vita viene declinato nelle più diverse angolature, dalla nascita sino al termine dell’umana esistenza. Il titolo del 2020 è “Aprite le porte alla vita”. Vi si legge che “la vita non è un oggetto da possedere o un manufatto da produrre, ma una promessa di bene, a cui possiamo partecipare, desiderando di aprirle le porte. Non siamo i padroni della vita, non possiamo decidere se uno di noi, pur piccolissimo in grembo o sofferente alla fine della sua esistenza, può vivere o morire. Non siamo l’origine di noi stessi. Possiamo solo diventare consapevoli di essere in vita una volta che l’abbiamo ricevuta, prima di ogni nostra intenzione e decisione. Pieni di stupore e consapevoli della grazia e della cura ricevute, potremo aprire la porta agli altri esseri viventi”.

Il compito dei cristiani nella società civile non è solo di una testimonianza, ma è un lavoro di impegno sociale, giuridico, politico, perché è proprio questo il luogo in cui si manifesta la “congiura contro la vita”, con l’allargarsi delle minacce alimentate dalla “cultura dello scarto”. Un cristiano non si deve sentire subito sconfitto, perché la sua forza è nella verità, non nei numeri o nel consenso generalizzato. L’uccisione dei bambini non nati, ritenuto ed esaltato a livello mondiale come un “diritto inalienabile della donna”, è la più tremenda ingiustizia che da decenni si consuma nel pianeta. Pochissima stampa ha riportato la notizia che l’aborto, nel 2019, è stata la prima causa di morte umana nel mondo: su 58,6 milioni di decessi totali, l’aborto procurato è costato la vita a 42,4 milioni di persone, molto di più del cancro, dell’Aids, delle malattie cardiache, delle guerre. E i dati, forniti dall’Oms, sono stimati per difetto, mancando anche i microaborti procurati dalle pillole “del giorno dopo”, vendute a milioni in tutto in mondo. Il motivo è che un aborto non viene considerato morte, perché la comunità scientifica non conferisce personalità ai feti al di fuori dell’utero, perciò non si considera l’aborto come causa di morte.

Come e dove possiamo lavorare per la vita, oltre che nella nostra quotidianità?

Tra le varie realtà della nostra diocesi, il Centro di aiuto alla vita (Cav) nacque 41 anni fa per rispondere concretamente alle donne con una gravidanza non voluta o difficile. Ogni anno, nei 350 Cav d’Italia, vengono assistite circa 60.000 donne, delle quali la maggior parte è in attesa di un figlio. Potrebbero raccontare storie drammatiche, quasi tutte però a lieto fine, di speranze perdute e ritrovate, di fiducia smarrita e restituita. Dal 1975 sono 236.000 i bambini nati grazie all’aiuto dei Cav con i loro volontari. Nel 2018 son stati 7.271 i bimbi nati, 513 con l’aiuto del progetto Gemma. Nel Cav di Cesena, nel 2018 son state seguite 96 donne, di cui 63 gestanti, con 49 bimbi nati.

Nella nostra diocesi gli eventi per la Giornata per la Vita iniziano venerdì 31 gennaio, alle 21, al teatro del Seminario, con una testimonianza di Mariangela Zanetti, che si ritrovò giovanissima ad attendere un bimbo e venne aiutata ad accoglierlo. “Da mamma accolta a mamma accogliente”, il titolo del suo contributo, a cui sono invitati tutti i giovani. La testimonianza sarà accompagnata dalla chitarra del maestro Franco Gabellini e da canzoni a tema del cantautore Angelo Casali.

Sabato 1 febbraio alle 18 in Cattedrale si terrà la celebrazione eucaristica presieduta da monsignor Douglas Regattieri, a cui sono invitate le donne in attesa e le famiglie con i bambini.