Ebrei, nostri fratelli maggiori
Ebrei, nostri fratelli maggiori Domenica 27 gennaio, “Giornata della memoria” nel ricordo dell’aprirsi dei cancelli del lager di Auschwitz in Polonia.
Domenica 27 gennaio, “Giornata della memoria” nel ricordo dell’aprirsi dei cancelli del lager di Auschwitz in Polonia.
Ritorno quasi in pellegrinaggio in piazza Almerici a Cesena, davanti alla lapide che fa memoria dei nostri concittadini ebrei arrestati e avviati verso le inferni concentrazionali organizzati dalla ideologia nazista per racchiudervi con un destino di umiliazioni, sofferenze inaudite e morte atroce quanti erano ritenuti incompatibili con la “pura razza” ariana, paganamente presunta prerogativa del popolo tedesco che “solo” era degno di costruire la storia da protagonista.
Nel numero degli aguzzini (e non solo a Cesena!) oltre alle SS tedesche, anche cesenati delle Brigate Nere che si avvalsero degli “elenchi” stilati all’indomani delle “Leggi razziali” (autunno 1938), secondo un’ideologia già allora dichiarata incompatibile con la fede cristiana.
“Giornata della memoria” non solo per ricordare (sottraendo ai rischi dell’oblio che stanno producendo con frequenza sempre più preoccupante rigurgiti di antisemitismo), ma per rinnovare grata riconoscenza a quanti si adoperarono per mettere in salvo intere famiglie ebree perseguitate dalla caccia scatenata dai nazifascisti.
In questi ultimi anni si sono moltiplicate le pubblicazioni di “diari”, “testimonianze”, “inchieste” e rigorose ricostruzioni storiche che hanno documentato la “conversione” di tanti che, tornando a leggere la lettera dell’ebreo San Paolo indirizzata alla comunità cristiana di Roma, hanno riscoperto il volto di Gesù di Nazareth, nel volto perseguitato degli Ebrei, non più considerati “perfidi giudei”, ma “fratelli maggiori”, come si esprimerà poi papa Giovanni Paolo II incontrando la comunità ebraica di Roma riunita (16 aprile 1986) nella grande sinagoga.
Ancora una volta torno a ricordare la preziosa impresa del dottor Elio Bisulli che, dando rischiosa ospitalità nella Casa di cura San Lorenzino, rese poi possibile la “fuga” in Svizzera, organizzata dai monaci di Santa Maria del Monte, delle famiglie Mondolfo e Leherer. Nell’elenco della lapide, sulla fiancata del Palazzo del Ridotto, possiamo leggere il nome dei coniugi Bernardo Brumer ed Elena Rosenbaum. Il parroco di Cesenatico, dove loro vivevano da tempo, don Lazzaro Urbini, morto poi vittima di una granata mentre portava soccorso agli ammalati dell’ospedale, li aveva raccomandati alla sua famiglia che abitava a San Vittore. Qui, a seguito di una spiata, i Brumer furono catturati da esponenti della Brigata Nera (10 agosto 1944), con il fratello di don Lazzaro, Adamo (seminarista, non ancora sacerdote) che riuscì poi a sfuggire alla deportazione in Germania grazie all’intervento del vescovo Beniamino Socche, in quel tempo vero “defensor civitatis” che tentò invano di intercedere anche per la famiglia Brumer.
E quante altre storie preziose, alcune affidate allo Yad Washem di Gersualemme, tutte iscritte nel Cuore misericordioso di Dio. La “Giornata della memoria” ritorna ancora una volta preziosa per i discepoli del Signore Gesù, convocati nella comunità dei credenti. La Chiesa in quanto “popolo messianico” non si sostituisce a Israele, ma vi si innesta, secondo la riflessione teologica di san Paolo. Nell’orizzonte dell’Alleanza mai revocata, deve svilupparsi il dialogo con gli Ebrei e sostenere il cammino, percorso assieme verso l’ultima rivelazione che sigillerà la storia dell’umanità.
Questa riflessione storico-teologica prescinde naturalmente dal dramma irrisolto che vede gli Ebrei e i Palestinesi tragicamente contrapposti nella Terra, dai tempi lontani abitata dai discendenti del Patriarca Abramo. Ma non se ne può, evidentemente, prescindere.