Europa, una storia che viene da lontano
Europa, una storia che viene da lontano Si è passati da un atteggiamento euroscettico a una volontà mediaticamente imposta di distruzione della “grande casa comune”.
Alla vigilia di appuntamenti storicamente significativi, dobbiamo amaramente costatare l’aggravarsi della crisi di quelle istituzioni che avrebbero dovuto dare un volto “unitario”, seppure variegato secondo la storia di ciascun Stato membro, alla confederazione o federazione degli Stati d’Europa. Ritorno alle origini. All’origine di questa crisi ragioni di natura economico-finanziaria, ma ancor più di quel cum-sentire che qualifica l’appartenenza a quella Comunitas che non mortifica, anzi esalta la ricchezza delle diversità, frutto di una storia stupendamente (e anche, purtroppo, tragicamente) variegata, vissuta e intessuta dai popoli che da sempre o comunque lungo i secoli, vi hanno preso dimora.
Oltre l’Euroscetticismo.
Si è passati da un atteggiamento euroscettico a una volontà mediaticamente imposta alle “masse” di distruzione della “grande casa comune”, ricostruendo barriere e cortine che non solo impediscono l’accoglienza di popoli in fuga dal terrorismo del fondamentalismo di matrice islamica (reazione a suo tempo della politica “coloniale” delle potenze occidentali già all’indomani del primo conflitto mondiale) ma respingono altresì le masse che fuggono dall’Africa sub sahariana, vittima di uno “sfruttamento” che ha sconvolto le loro, seppur patriarcali, economie.
Alzati i muri, abbattuti i ponti, la deriva dei “populismi” potrà avere facile gioco, portando le “masse” a crogiolarsi nel proprio egoismo, succubi del “capo” di turno che si propone come soluzione dei pur gravi problemi che incombono, avendo messo in difficoltà la vita di imprese e il bilancio familiare delle fasce più deboli della società. Ancora una volta un “capo” di cui potrebbero servirsi le grandi lobby internazionali dell’economia e soprattutto della finanza.
La nuova Europa.
Al termine della seconda guerra mondiale, già erano pronte le premesse per una “costituzione” al convergere in unità degli stati d’Europa che godevano finalmente di quel necessario respiro che è la libertà. Si apriva il cantiere della ricostruzione. I padri fondatori che avevano temprato il loro progetto subendo le angherie del Nazifascismo in Italia Alcide De Gasperi, in Germania Konrad Adenauer, in Francia Robert Schumann, protagonisti della “Resistenza” e partecipi di quel movimento che si alimentava alla Dottrina sociale della Chiesa (i messaggi di Papa Pio XII), unitamente ad Altiero Spinelli, autore “laico” del Manifesto di Ventotene testimoniavano concretamente che la storia della nuova Europa avrebbe avuto solide fondamenta solo se radicata in quella storia che ne aveva forgiato lungo i secoli la sua identità.
La diffusione del cristianesimo.
“Et Verbum caro factum est”. È da quell’evento che scandiamo il susseguirsi degli anni. Con la diffusione del Cristianesimo, la fede giudaicocristiana si fa cultura. La Bibbia, diventa il codice imprescindibile che decifra la nostra civiltà e le consente (anche oggi) di intraprendere un dialogo fecondo con le altre culture e civiltà. Vengono rivelandosi le fondamenta del diritto naturale e i principi fondativi che danno sostanza all’agire dell’uomo e spessore non negoziabile per i diritti irrinunciabili che definiscono la dignità, la verità dell’uomo, non più degno di attenzione perché cittadino della poliso dell’impero di Roma. Distruggere il nostro rapporto con le antiche radici vuole dire avere uomini scartati, emarginati, ridotti in polvere o affogati nelle acque tempestose del mare.