Passione per la verità storica e regolamenti per la convivenza

Passione per la verità storica e regolamenti per la convivenza Se davvero il razzismo diventa un’opzione perseguibile alla pari di altre o si desidera che una dittatura o un uomo forte “facciano pulizia” significa che i limiti democratici cominciano a vacillare pericolosamente.

In questi giorni si è sviluppato un acceso dibattito su un provvedimento del Comune di Cesena teso a controllare lo svolgimento di iniziative che possano violare principi fondamentali della convivenza civile mettendo in atto comportamenti fascisti, razzisti, sessisti e discriminatori dell’orientamento sessuale.

Esistono già limiti precisi all’esercizio delle libertà costituzionali quali la riorganizzazione del disciolto partito fascista e la commissione di reati penali, o quelli previsti dalla legge Mancino sulla discriminazione razziale, etnica e religiosa. Difficile pensare che si possa incidere su queste tematiche con provvedimenti amministrativi a livello locale. Il dibattito fa piuttosto pensare alle motivazioni che hanno alimentato questa discussione a Cesena.

Si legge in un sondaggio effettuato su base nazionale che per il 55 per cento degli italiani il razzismo avrebbe delle giustificazioni. Più precisamente: per il 29 per cento determinate forme di razzismo e di discriminazione verso alcune etnie, religioni od orientamenti sessuali “in alcune situazioni possono essere giustificate”, per il 16 per cento in “pochi specifici casi”, il 7 per cento “nella maggior parte”, mentre un 3 per cento ha le idee ben chiare: il razzismo è “sempre giustificato”.

In questo periodo di trasformazioni radicali che generano paure e disagi, l’Italia e altri Paesi europei pare non abbiano trovato risposte all’altezza delle sfide poste da un mondo in veloce cambiamento. E allora ci si ripiega su se stessi, si individuano nemici contro cui rivolgere le proprie frustrazioni (principalmente i migranti, i rom, ma pure ebrei e omosessuali) e sembra non ci si vergogni più di teorizzare chiusure, discriminazioni, forme di razzismo appunto. Dalle figurine con Anna Frank, al saluto romano a Marzabotto, fino ai recenti risultati elettorali con astensione crescente, è un crescendo di segnali inquietanti.

Se davvero il razzismo diventa un’opzione perseguibile alla pari di altre o si desidera che una dittatura o un uomo forte “facciano pulizia” significa che i limiti democratici cominciano a vacillare pericolosamente. In mezzo a minoranze estremiste c’è sempre stata una maggioranza più o meno silenziosa, con la solidità di ideali forti, in grado di arginare le derive violente. L’intolleranza non si batte coi divieti, ma con l’orgoglio di appartenere a un mondo in cui si ha memoria di cosa accade con un saluto romano dopo l’altro, coltivando la passione della verità storica e incentivandola in ogni forma per evitare tentazioni antidemocratiche.

Come ha ricordato papa Francesco durante la sua visita a Cesena: “Da questa piazza vi invito a considerare la nobiltà dell’agire politico in nome e a favore del popolo, che si riconosce in una storia e in valori condivisi e chiede tranquillità di vita e sviluppo ordinato…. Un sano realismo sa che anche la migliore classe dirigente non può risolvere in un baleno tutte le questioni. Per rendersene conto basta provare ad agire di persona invece di limitarsi a osservare e criticare dal balcone l’operato degli altri”.