Pnrr, innovazione, macchina statale

Pnrr, innovazione, macchina statale Miliardi di euro da investire per i prossimi anni Una sfida da vincere per il futuro del Paese

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) prevede investimenti pari a 191,5 miliardi di euro, organizzati su sei missioni. Per la “Digitalizzazione, Innovazione, Competitività, Cultura” si stanziano complessivamente 40,73 miliardi in un arco di 6 anni, di cui 9,75 saranno dedicati a digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella Pubblica amministrazione (Pa): 6,14 miliardi alla digitalizzazione della Pa, 1,27 alla innovazione della PA e 2,34 all’innovazione del sistema giudiziario. È bene subito precisare che non dobbiamo attenderci, per questo ambito, un’iniezione di risorse in grado di stravolgere l’attuale sistema infrastrutturale della pubblica amministrazione. Ciò che conta è piuttosto lo sfondo delle riforme annunciate, che dovrebbe portare a un sicuro cambio di passo dei nostri enti pubblici, con effetti indiretti positivi per il sistema economico e l’accesso ai servizi.

Sulla digitalizzazione della Pa (6,14 mld) le risorse si incrementeranno (in media del 60%) per rafforzare processi già esistenti. Ne sono un esempio gli acquisti ICT presso centrali uniche, peraltro spesso al centro di polemiche per l’efficienza del sistema, creazione di strutture di supporto a livello centralizzato, obbligo di migrazione al cosiddetto cloud per archiviare correttamente i dati e renderli immediatamente fruibili tramite internet. Qualche dubbio rimane su una visione “centralistica” che rischia di non considerare la frammentazione esistente all’interno delle strutture della Pubblica amministrazione.

L’innovazione della Pa (1,27 mld) è incentrata sui problemi dell’assenza di ricambio generazionale, di scarso investimento sul capitale umano e di bassa digitalizzazione. Il Piano prevede investimenti in una piattaforma unica di reclutamento (da attuare entro il 2021), in corsi di formazione per il personale e nel rafforzamento e monitoraggio della capacità amministrativa. Tra le misure previste una task force di 1.000 professionisti a supporto delle amministrazioni per semplificare le procedure amministrative, una sfida notevole, se si pensa che il sistema delle autonomie locali è composto da 7904 Comuni. Entro maggio 2021 sapremo cosa conterrà il primo provvedimento attuativo in merito.

La riforma della giustizia (2,34 mld) interviene sull’eccessiva durata dei processi e intende ridurre il forte peso degli arretrati giudiziari. Il Piano prevede assunzioni mirate e temporanee per eliminare il carico di casi pendenti e rafforza l’Ufficio del Processo (da effettuarsi entro i primi mesi del 2022). Si stima che una riduzione della durata dei procedimenti civili del 50% possa accrescere la dimensione media delle imprese manifatturiere italiane di circa il 10 per cento. A livello aggregato, uno studio recente ha valutato che una riduzione da 9 a 5 anni dei tempi di definizione delle procedure fallimentari possa generare un incremento di produttività dell’1,6%.

Sono diversi gli interventi, presentati come investimenti temporanei, anche se in realtà aumenteranno con molta probabilità la spesa corrente dello Stato in maniera permanente, comportando l’assunzione di personale aggiuntivo e una conseguente revisione dei fabbisogni di spesa di tutti i comparti pubblici. L’incertezza in ordine alle regole e procedure di gestione delle risorse, fatti salvi generici rimandi a procedure di gara a livello nazionale per alcune linee, fanno pensare che sarà la governance complessiva del Piano e le sue modalità di attuazione a determinare il successo di un piano di riforme assolutamente necessario per rilanciare i servizi a cittadini e imprese del Paese.