Sul Pnrr aspettative e ricadute di famiglie e terzo settore

Sul Pnrr aspettative e ricadute di famiglie e terzo settore Possibile che non si trovi una soluzione adeguata per garantire alle persone in difficoltà di poter contare su sostegni adeguati?

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza prevede investimenti pari a 191,5 miliardi di euro, organizzati su sei missioni.

Per la Missione “Inclusione e coesione” sono stanziati complessivamente 19,86 miliardi in un arco di sei anni, di cui 11,22 saranno dedicati a famiglie, comunità e terzo settore, con queste percentuali: 81% rigenerazione urbana e housing sociale, 13% servizi sociali, disabilità e marginalità sociale, 6% sport e inclusione sociale.

È bene subito precisare che non dobbiamo attenderci, per questo ambito, un’iniezione di risorse in grado di stravolgere l’attuale sistema di sostegno al welfare locale. A livello nazionale viene stimato che questi interventi coinvolgeranno meno di 15mila persone, a fronte di una platea di anziani non autosufficienti che lo stesso Pnrr stima in oltre 2,5 milioni, che raddoppieranno nel 2030.

Sappiamo che il Pnrr è fondato anche sul secondo pilastro, quello delle riforme. Potrebbe essere allora più incisiva l’attuazione della Legge quadro sulle disabilità (Legge n. 227/2021), in vigore dallo scorso 31 dicembre. Fra gli obiettivi della legge vi sono la semplificazione e digitalizzazione dell’accertamento della condizione di disabilità, la riqualificazione dei servizi pubblici in materia di inclusione e accessibilità e l’istituzione di un Garante nazionale delle disabilità (l’ennesimo garante… chissà se funzionerà meglio degli altri….).

Per passare dalle dichiarazioni di principio ad azioni concrete occorrerà aspettare ancora, perché il Ministro per le Disabilità, cui è affidata l’iniziativa legislativa, ha tempo fino ad agosto 2023 per proporre i necessari decreti attuativi (si va con calma…).

Le famiglie interessate hanno bisogno degli strumenti idonei per assicurare il futuro dei propri figli. È ancora latente uno sguardo complessivo del sistema socio-sanitario in grado di mettere al centro la persona con tutte le sue relazioni. Potrebbe essere questa la prima riforma vera da compiere per far decollare le altre.

Scorrendo le prime graduatorie che assegnano i contributi Pnrr rimane il dubbio di una visione “centralistica” dei Ministeri, che rischia di non considerare la frammentazione esistente nel nostro Paese e le diverse esigenze locali. Ne consegue una distribuzione a pioggia delle risorse che lascia poco spazio a progettualità innovative e originali.

Ai Comuni della Valle del Savio sono arrivati un primo blocco di finanziamenti rispetto a quelli presentati per tre milioni e 541 mila euro. Rimangono al momento esclusi i progetti volti a evitare l’istituzionalizzazione degli anziani non autosufficienti e ad assicurare un’alternativa al ricovero a lungo termine. Non è un bel segnale, se si considerano la necessità di far uscire le famiglie dalla precarietà con cui lottano ogni giorno per assistere come si deve i propri anziani e le difficoltà in cui versano le strutture residenziali assistenziali, pressate dalle misure anti-covid, dal rincaro pesantissimo dei costi energetici e da rinnovi contrattuali che non consentono di chiudere i propri bilanci in equilibrio.

In questo momento storico particolare, dove importanti risorse sono arrivate alle autonomie locali, per fronteggiare l’emergenza epidemiologica e per far ripartire il sistema economico e di protezione sociale, possibile che non si trovi una soluzione adeguata per garantire alle persone più in difficoltà di poter contare su servizi e sostegni adeguati? Sarebbe un’occasione da non sprecare.