“W l’amore” finisce in Parlamento
“W l’amore” finisce in Parlamento Il progetto ideato e promosso dalla Regione Emilia Romagna, in collaborazione con il servizio sanitario regionale, finisce in Parlamento per iniziativa dell’onorevole Galeazzo Bignami di Forza Italia. Il percorso, posto sotto il focus di numerose associazioni e comitati sull’educazione già negli anni scorsi, continua a far discutere. Un’attenzione che resta alta nonostante la fine dell’anno scolastico.
Ma quanti sono i governi in Italia? Quando il “W l’amore” progetto ideato e promosso dalla Regione Emilia Romagna, in collaborazione con il servizio sanitario regionale, finisce in Parlamento per iniziativa dell’onorevole Galeazzo Bignami di Forza Italia. Il percorso, posto sotto il focus di numerose associazioni e comitati sull’educazione già negli anni scorsi, continua a far discutere. Un’attenzione che resta alta nonostante la fine dell’anno scolastico.
L’interrogazione è stata depositata il 15 giugno e fa da eco alle obiezioni sollevate già da tempo, sulle presunte zone d’ombra riscontrate nel progetto, sia in materia di contenuti che di approccio alla sessualità e all’educazione di genere, oltre che per la supposta mancanza di consenso e di informazione preventiva nei confronti delle famiglie degli alunni.
Rivolgendosi al Ministro dell’Istruzione e al Ministro della Famiglia, il deputato chiede maggiori informazioni sulla conoscenza da parte del Miur e degli uffici scolastici locali riguardo “W l’amore”, in quanto a parer suo, risulterebbe che “l’introduzione di tale progetto nelle scuole dell’Emilia-Romagna avvenga mediante accordo diretto tra Azienda sanitaria e Istituto scolastico e spesso parrebbe senza previo controllo e convenzione con l’Usr e Usp”.
Da ciò deriverebbe anche l’assenza di un “ente responsabile della verifica” e di “standard per raccogliere il consenso preventivo alla partecipazione” da parte delle famiglie alle attività del progetto extracurricolare. Una preoccupazione derivata dal contenuto eticamente sensibile dell’intero percorso, nel quale verrebbe riscontrata un’esposizione della dinamica sessuale esclusa da un percorso affettivo in linea con l’evoluzione naturale della persona, riconducendo inoltre l’appartenenza a uno dei due sessi a un fattore culturale e non biologico.
Un pensiero quest’ultimo, come si evince nell’interrogazione di Bignami, assimilabile all’ideologia del gender, la cui estraneità all’ambito educativo scolastico è ribadito nelle Linee guida nazionali del Miur relative all’art. 1 comma 16 della legge 107/2016, dove viene fatto esplicito riferimento alla necessità del consenso informato dei genitori.
Resta da sapere, conclude Bignami, se il Miur “sia a conoscenza dei fatti esposti”, se abbia “concesso una qualche forma di patrocinio”, se esista un organismo deputato alla verifica sulla ricaduta reale circa “la diminuzione delle malattie sessualmente trasmissibili tra i giovanissimi e delle violenze di genere” e se infine il Ministero intenda valutarne “l’interruzione della fruizione di tale progetto all’interno delle scuole”, ribadendo “in modo maggiormente vincolante il primato educativo della famiglia previsto dalla Costituzione”.