Domenica 10 settembre – 23ª domenica Tempo Ordinario – Anno A
Domenica 10 settembre - 23ª domenica Tempo Ordinario - Anno A QUANDO SIAMO IN COMUNIONE LA PREGHIERA PUÒ TUTTOEz 33,7-9; Salmo 94; Rm 13,8-10; Mt 18,15-20
Nell’era della tecnologia e della libertà di parola siamo portati a utilizzare facebook, twitter, instagram e whatsapp al posto del confronto diretto, perché ci sembrano più immediati e sbrigativi, non tenendo conto che sono del tutto impersonali.
Ciò che scriviamo resta indelebile nell’etere, e tutti possono accedervi e a loro volta commentare e arricchire di sfumature dando giudizi e creando disagio a chi li subisce. Il Vangelo del 10 settembre fa capire che l’approccio diretto è essenziale e la parola d’ordine è una progressiva proporzione nell’affrontare la situazione, perché solo con una mediazione graduale possiamo evitare di far arrivare inavvertitamente all’altro un nostro giudizio. Quando una persona si sente giudicata, si chiude sulla difensiva senza più possibilità di confronto.
Dovremmo sempre domandarci se la nostra correzione fraterna vuole essere un processo o una manifestazione di amore. Evitare il clamore della cronaca e il pettegolezzo della comunità è sinonimo di delicatezza, prudenza, umiltà, attenzione nei confronti di chi ha sbagliato, perché certe volte partiamo con buone intenzioni, ma finiamo per usare gli strumenti sbagliati. Siamo consapevoli di quanto le parole possano uccidere? Quando sparlo o faccio una critica ingiusta o non controllo la mia lingua, è come se “sparassi”.
È usando discrezione nel parlare da solo all’altro che non lo mortifico e faccio in modo che tutto finisca. Perché allora gli interventi successivi, che prevedono il coinvolgimento di alcuni testimoni e poi addirittura della comunità? Lo scopo è quello di aiutare la persona a rendersi conto di ciò che ha fatto, e che con il suo comportamento potrebbe avere offeso tanti. Questo serve per aiutare noi a liberarci dal risentimento, che fa male: l’amarezza del cuore porta ira e porta ad aggredire. Ci ricordiamo che insultare non è cristiano? Davanti a Dio siamo tutti fragili e bisognosi di perdono. Gesù ci ha detto di non giudicare. La correzione fraterna è un aspetto dell’amore e della comunione che devono regnare nella comunità, è un servizio reciproco che dobbiamo renderci come fratelli e questo è efficace solo se ciascuno si riconosce fragile e bisognoso del perdono di Dio. Ecco un segreto: quando siamo in comunione gli uni con gli altri, la nostra preghiera può tutto. La comunione fraterna non è un accessorio nella fede cristiana.