Domenica 17 marzo – 5ª domenica di Quaresima – Anno B

Domenica 17 marzo - 5ª domenica di Quaresima - Anno B LA DONAZIONE EROICA CONDIZIONE DI VITA E DI PACEGer 31,31-34; Salmo 50; Eb 5,7-9; Gv 12,20-33

«È giunta l’ora». Tutti vanno dietro a Cristo: perfino alcuni greci, timorati di Dio, che non si accontentano di vedere Gesù da lontano, ma per la mediazione di Filippo e di Andrea si incontrano con lui. Gesù rispose così: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato».

Si tratta dell’ora della sua morte e del suo fallimento? L’evangelista Giovanni la chiama l’ora della glorificazione: Gesù passa da questo mondo alla gloria del Padre ed effonde il suo Santo Spirito. I discepoli rimarranno scandalizzati di fronte alla Passione e morte di Cristo, ma dopo tre giorni brillerà loro la luce radiosa del Risorto.

Gesù stesso spiega cosa vuol dire “glorificazione” paragonandosi a un chicco di grano caduto in terra. Il chicco muore, è vero, ma poi produce molto frutto: frutti visibili di salvezza per l’umanità intera. «E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me»: i Greci, cioè il mondo pagano, saranno fra i primi. «Se uno serve me, il Padre lo onorerà». Una voce dal cielo, Dio, afferma: «Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori».

Satana è stato ferito a morte. Anche oggi abbiamo tanti esempi di persone che amano sul serio e sono disposti a dare la vita: pensiamo al personale sanitario in mezzo alla furia di una guerra, ai pompieri fra le fiamme, oppure alla presenza silenziosa e orante delle suore, come quelle che abbiamo visto nella mostra “Azer” a Palazzo Ghini di Cesena. Siamo di fronte alla donazione eroica, al sacrificio come condizione di vita e di pace.

Gesù Cristo afferma: «Chi ama la propria vita, la perde». Il verbo amare, sempre positivo, in questo caso fa eccezione perché sta a indicare la persona chiusa totalmente nel proprio ego, preoccupata dei propri interessi. «E chi odia la propria vita»: il verbo odiare – usato dai nemici di Cristo – sta a indicare il disprezzo della propria vita, quando ci rimettiamo totalmente nelle mani di Dio. Ci avviciniamo a grandi passi verso la Pasqua: a questo punto dovremmo aver già programmato la nostra Settimana Santa ‘da cristiani’ e non solo da turisti.

Ci illumini lo Spirito Santo: «Ne abbia fame l’anima mia e sete la mia carne, lo desideri tutto il mio essere fino a quando io non entri nella gioia del mio Signore» (sant’Anselmo).