Domenica 21 marzo – 5ª domenica di Quaresima – Anno B
Domenica 21 marzo - 5ª domenica di Quaresima - Anno B Fammi giustizia, o Dio. Difendi la mia causaGer 31,31-34; Salmo 50; Eb 5,7-9; Gv 12,20-33
Israele aveva rotto l’alleanza con Dio un’infinità di volte. Siccome l’essere umano sembra avere un cuore di pietra, Geremia annuncia una “nuova alleanza” con la quale gli israeliti metteranno in pratica la volontà di Dio per impulso interiore. La nuova alleanza appoggerà sul perdono di Dio (v. 34). Ma unicamente nel sangue di Cristo Gesù si realizzerà un’alleanza “eterna”. Salmo 50 (51): nel Miserere il salmista confessa a Dio tutta la sua cattiveria; ma chiede anche una nuova creazione: “Crea in me, o Dio, un cuore puro (v. 12).
Il peccato è una malattia mortale, per cui è necessario un intervento creatore. Poi arriviamo a Cristo che, nei giorni della sua carne, supplica Dio con tutte le sue forze e con abbondanti lacrime perché lo liberi dalla morte. Si tratta di una preghiera drammatica, accompagnata da un totale abbandono alla volontà del Padre. La sua sofferenza obbediente diviene causa di salvezza per tutti noi. Gesù, glorificato e proclamato “sommo sacerdote”, non farà mancare la sua presenza a chi muore nella solitudine più totale.
Anche i greci vollero incontrarlo e si avvicinarono agli apostoli. Filippo e Andrea, essendo di Betsaida, li portano da Gesù. Questi non risponde subito; qualcosa di nuovo sta per succedere e tutte le nazioni ne beneficeranno. “ È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato”: l’ora di grazia è arrivata; l’ora del suo sacrifico totale. Bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo” (Gv 3,14): con questo si intende la sua salita al cielo, la sua glorificazione, ma… prima viene la morte. Il chicco di grano deve sparire sottoterra, morire; solo così produrrà molto frutto.
Tanta gloria a qual fine? La risposta la troviamo in 17,2: “Tu gli hai dato potere su ogni essere umano perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato”. “Quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me” (12,32). La fecondità della risurrezione metterà insieme giudei e greci. Il discepolo deve seguire le orme del Maestro: “Chi la smette di attaccarsi alla propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna”.
Essere discepoli di Cristo vuol dire condividere il suo destino di morte e di gloria. È già arrivata l’ora dell’agonia nel Getsèmani (12,27), l’ora del tradimento (13,31), l’ora del giudizio di questo mondo e della cacciata di Satana (12,31). Gesù si sente turbato in tutto il suo essere, ma l’obbedienza al Padre è senza crepe. “Padre, glorifica il tuo Nome”. Che cosa vuol dire? Ci ha donato suo Figlio. Ma per adesso, per Gesù non ci sono onorificenze in vista.
L’ora delle tenebre è simile alle doglie del parto: al principio uno si spaventa, ma poi dimentica tutto perché nasce la vita e irrompe l’allegria (Gv 16,11). La folla ode la voce celeste, ma non comprende che il Padre e Gesù sono un tutt’uno. È arrivata l’ora dell’ultimo duello con il principe di questo mondo, ma… la folla rifiuta questo Messia crocifisso.
Oggi, in questa situazione di emergenza, alcuni criticano, altri stanno a vedere, molti altri sono impegnati a imbrogliare il loro prossimo. Noi diciamo: “Fammi giustizia, o Dio. Difendi la mia causa”.