Domenica 22 settembre – 25ª domenica Tempo Ordinario – Anno B
Domenica 22 settembre - 25ª domenica Tempo Ordinario - Anno B SE UNO VUOLE ESSERE PRIMO SIA SERVITORE DI TUTTISap 2,12.17-20; Sal 53; Gc 3,16 4,3; Mc 9,30-37
Gesù inizia il suo ultimo viaggio che lo porterà a Gerusalemme. Ritorna di nuovo in Galilea, ma solo di passaggio, non si dedica più ad ammaestrare le folle e – almeno per adesso – non vuole attirare la loro attenzione. Cerca di passare inosservato il più possibile. In compenso Cristo non perde l’occasione di insegnare ai suoi discepoli, parlando loro – per la seconda volta – del suo destino: «Il Figlio dell’uomo sarà consegnato…».
Cosa vorrà dire? Uno pensa subito al tradimento di Giuda, potrebbe essere, ma prima di tutto si riferisce alla iniziativa del Padre che permette la consegna del Figlio dell’uomo “nelle mani degli uomini” per attuare il suo disegno di salvezza. Il mistero del Messia crocifisso sarà svelato dal centurione sul Golgota e sarà confermato dalla sua risurrezione. Il progetto salvifico di Dio, che contemplava la sofferenza e la morte del Figlio, costituiva un tale paradosso che superava l’immaginazione di qualsiasi essere umano.
Anche i discepoli si dice che “non capivano”, non rivelano cioè d’aver fatto alcun progresso nella comprensione della profezia del Signore. Sono come bloccati dalla paura e non osano neppure interrogare il Maestro. Arrivati a Cafarnao, la “città di Gesù”, il Maestro entra in casa, probabilmente in quella di Simone e Andrea, e a bruciapelo domanda loro di che cosa avessero discusso per strada. Segue un silenzio imbarazzante da parte dei discepoli, i quali non hanno il coraggio di dirgli che per strada avevano discusso fra loro chi fosse il più grande.
Gesù, sedutosi, sta per impartire un grande insegnamento, prima di tutto per i Dodici: «Se uno vuole essere primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». Poi prende un bambino e, come ci riferisce unicamente Marco, lo abbraccia e proclama celebri parole: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me…». Nella scala sociale di quel tempo i bambini erano fra gli ultimi.
Gesù ha posto al centro dell’attenzione uno di loro perché essi rappresentano gli ultimi che dobbiamo accogliere. Per essere in grado di accogliere gli ultimi è necessario saper “farsi ultimi” seguendo lo stile di vita e le scelte di Gesù di Nazaret. Un monito chiaro, importantissimo per la Chiesa degli inizi e di tutti i tempi. Quando accogliamo un bambino o altre persone senza rilievo sociale, accogliamo Cristo e il Padre che lo ha mandato.