Domenica 25 giugno – 12ª domenica Tempo Ordinario – Anno A

Domenica 25 giugno - 12ª domenica Tempo Ordinario - Anno A “NON ABBIATE PAURA, LO SPIRITO DEL PADRE SARÀ CON VOI"Ger 20,10-13; Salmo 68; Rm 5,12-15; Mt 10,26-33

L’invio è già iniziato domenica scorsa. I discepoli dovranno essere saggi come i serpenti e puri come le colombe, ci aveva detto il nostro san Matteo. La missione non fa molto affidamento sui mezzi umani: più l’annuncio si presenta povero, semplice – proprio di una persona che non sta promuovendo se stessa, ma viene in nome di… un Altro – altrettanto severo sarà il giudizio su chi non l’accoglie (versetti 12-16). Odiati da tutti, ci salverà la perseveranza, un dono che va chiesto con umiltà a nostro Signore. I discepoli sono i membri della famiglia di Gesù, padrone di casa, e allora la persecuzione ci sarà, non ti preoccupare. Non c’è bisogno di andarla a cercare, anzi fai di tutto per scansarla, “fuggite” se è possibile: mentre si può, non siate temerari.

Di fronte a un quadro di persecuzioni sicuro, dettagliato, risuona martellante la parola di Cristo: “Non abbiate paura”, “non abbiate paura” ai versetti 26, 28 e 31 del Vangelo di questa domenica dodicesima del tempo ordinario. In tutte le situazioni di morte, di odio, dove sembrano essersi scatenate le forze infernali, non dobbiamo aver paura, perché lo “Spirito del Padre sarà con noi”. Forse che i cristiani di Gerusalemme non fuggirono nella Giudea, in Samaria e a Pella? Per il bene della missione e del Regno, il missionario deve cercare di sopravvivere. I discepoli non saranno lasciati soli, non dovranno temere nulla, né Satana e nemmeno coloro che vorrebbero uccidere il loro corpo, infatti essi non sono i padroni della loro vita: solo Dio lo è. Egli sì, potrebbe toglierti la vita eterna.

Lui devi temere, cioè ascoltare, prendere sul serio, altrimenti sarai tu stesso colui che firma la tua condanna. Un Creatore che ha cura di piccoli animali come i passeri, non avrà cura dei suoi figli? Noi che andiamo in crisi se abbiamo mangiato carne di venerdì, stiamo molto meno attenti riguardo alla fede: badate bene di non inciampare. Nel battesimo, nella comunione, nella cresima, nella professione dei voti, nelle “promesse”, abbiamo fatto la professione di fede (homologeo= confessare pubblicamente). Guai a noi se questo nostro confessare solenne si scontrasse con il rinnegare, il rifiutare. Tutta la nostra vita oscilla fra questi due verbi.

Ecco le due alternative: sono scelte drammatiche con conseguenze escatologiche. Tanti miei compagni del Seminario per l’America Latina non sono mai partiti, e non sanno quello che hanno perso. Speriamo che i fiori benedetti gettati nel fiume lo facciano diventare più Savio.