Domenica 25 novembre – 34esima domenica Tempo Ordinario – anno B

Domenica 25 novembre - 34esima domenica Tempo Ordinario - anno B Dio è il re dell’universo. Per Gesù regnare significa servireDn 7,13-14; Salmo 92; Ap 1,5-8; Gv 18,33-37

Se proviamo a immaginare la scena evangelica che la Liturgia, nella solennità di Cristo Re dell’universo, ci propone, forse ci viene da sorridere, pur nella drammaticità degli eventi.

Gesù è davanti a Pilato, durante il primo degli interrogatori che subisce dopo il suo arresto, preludio della condanna che riceverà e della pena capitale infamante della crocifissione che gli sarà inflitta. Si trova davanti a Pilato perché i capi dei Giudei e i sacerdoti, vedendo in lui un sovvertitore della legge, un eretico, una minaccia per il loro potere, glielo consegnano perché emetta la sentenza e tolga di mezzo questo “agitatore delle folle”.

Ma Pilato si trova davanti a un “povero”, senza servitori, senza nessuno che lotti per lui, che prenda le sue difese, completamente in balia dei suoi accusatori. Un uomo che, lo capisce subito, non rappresenta nessuna minaccia e, come dirà poi, non ha commesso nessuna colpa per cui essere condannato. Nel dialogo tra colui che rappresenta il potere del tempo e Gesù, emerge tutta la distanza tra il regno che Gesù è venuto ad annunciare e inaugurare e “i regni”, così come noi li intendiamo.

In tutta la scrittura viene proclamata continuamente la regalità di Dio: Dio è il re d’Israele e i re che si sono succeduti sul trono di questo popolo non potevano mai dimenticarsi che il potere apparteneva solo a Dio. Dio è il re dell’universo, cantano numerosi Salmi. Ma di quale potere si tratta? Di quale regalità si parla?

Noi continuamente mal interpretiamo cosa sia il potere e cosa significhi regnare. Il potere ci affascina e ammalia; per esso siamo disposti ai più grandi sacrifici e, purtroppo, commettiamo le più atroci ingiustizie. Questo ci insegna la nostra storia. Gesù è venuto a rivelarci l’unico potere di cui Dio si fa portatore esclusivo: quello di un amore senza limiti, misure e confini, quello di un servizio che è dono totale della propria vita, l’unico capace di “dare testimonianza alla verità”.

Mentre per noi “potere” troppe volte va a braccetto con inganno, sopruso, menzogna e prevaricazione (chi ha potere è, per antonomasia, colui che può arbitrariamente fare ciò che vuole), per Gesù regnare, essere re, vuol dire servire, essere consegnato, occupare l’ultimo posto. Questo è l’unico potere che non crollerà mai, come ci ricorda la prima lettura di quest’ultima domenica dell’anno liturgico, l’unico potere che noi ereditiamo da Gesù, come sottolinea la seconda lettura, l’unico potere che ci è lecito rivendicare, in nome di Dio.